L’umanità è sempre stata affascinata dalla tecnologia, specialmente quando promette di risparmiarci la fatica di fare qualcosa che prima richiedeva sforzo. E così, mentre alcuni sognano vacanze tropicali, OpenAI ci regala Sora, uno strumento che crea video realistici con la stessa facilità con cui si prepara un caffè… se il caffè potesse anche generare cause legali.
Quando lo YouTuber Marques Brownlee ha dichiarato di aver usato Sora per realizzare un videoclip sorprendentemente realistico, molti sono rimasti senza parole. Onestamente, il video sembrava talmente autentico che perfino mia zia, che vede complotti anche in una pubblicità di detersivi, non avrebbe sospettato nulla.
Ma dietro ogni miracolo tecnologico c’è sempre una complicazione legale. OpenAI ha risposto con la stessa chiarezza di un oracolo stanco quando le è stato chiesto da dove provenissero i dati di addestramento. “Contenuti accessibili al pubblico e concessi in licenza”, hanno detto. Traduzione: “Forse sì, forse no, ma speriamo che nessuno faccia troppe domande.”
La situazione è delicata, perché “accessibile al pubblico” non significa “usalo pure”. Anche se un video è disponibile su YouTube, questo non ti dà il diritto di scaricarlo, analizzarlo e farne un Picasso digitale. È come entrare in una pasticceria, ammirare una torta in vetrina e pensare: “Perfetto, adesso la copio a casa senza dirlo a nessuno.”
Se le cause legali legate a ChatGPT erano complicate, Sora potrebbe portare il tutto a un livello superiore, come in quei film giudiziari drammatici in cui il protagonista viene travolto da un turbine di avvocati con completi perfetti e sguardi implacabili. Il motivo è semplice: i video generano molti più soldi delle parole scritte. Si può ignorare un articolo online, ma un video virale? Difficile.
Il vero rischio per OpenAI non è solo perdere milioni in tribunale, ma vedere le sue risorse giuridiche dividersi tra troppi fronti. A quel punto, i detentori di copyright nel mondo editoriale potrebbero ritrovarsi come clienti trascurati in un ristorante affollato: abbandonati, affamati e leggermente irritati.
In questa commedia degli errori, non è difficile immaginare un futuro in cui OpenAI potrebbe ritrovarsi in un’aula di tribunale a difendere Sora mentre ChatGPT, dimenticato in un angolo, borbotta qualcosa sui diritti d’autore. Un finale ironico, se non fosse così realistico… quasi quanto un video generato da Sora.