Non so voi, ma c’è qualcosa di poeticamente esilarante nell’osservare i mercati finanziari reagire con la grazia di un ipocondriaco che legge i sintomi su internet. Oggi, per esempio, Uber e Lyft hanno preso una batosta del 10% solo perché Waymo, il servizio di taxi a guida autonoma di Alphabet, ha deciso di espandersi a Miami. Capite cosa intendo? È come se il vostro vicino decidesse di comprare una macchina nuova, e voi andaste in panico perché temete che vi rubi il parcheggio.

Non è la prima volta che succede. Solo qualche settimana fa, le azioni di Uber e Lyft sono salite del 10% dopo che il grande evento di Tesla sulle auto a guida autonoma si è rivelato un flop. Gli investitori, evidentemente, hanno deciso che Elon Musk, il re delle promesse non mantenute, fosse una minaccia meno imminente per i giganti del ride-hailing. Insomma, le azioni di queste aziende sembrano reagire a ogni notizia sulle auto a guida autonoma come un gatto che sente un rumore improvviso: un salto in aria, un atterraggio scomposto, e poi il nulla cosmico.

Siamo seri per un momento, se possibile. Siamo all’alba di un’era che richiederà anni, forse decenni, per svilupparsi pienamente. Waymo non lancerà un servizio commerciale a Miami prima del 2026. Eppure il mercato reagisce come se domani ci svegliassimo in un film di fantascienza dove tutte le auto hanno perso il volante. Calma, gente. Il futuro arriva, ma di solito prende una pausa caffè lungo la strada.

E c’è un’altra cosa: né Uber né Lyft stanno ignorando la rivoluzione della guida autonoma. Anzi, sono già a bordo, e non solo metaforicamente. Uber, per esempio, collabora con Waymo in diverse città, tra cui Phoenix, Austin e Atlanta. Se siete a Phoenix, potete già prenotare un Waymo tramite l’app di Uber, e presto sarà lo stesso ad Austin e Atlanta. Non solo: Uber gestisce persino la flotta di Waymo in alcune di queste città, occupandosi di noiosi dettagli logistici come pulizia, manutenzione e ricarica dei veicoli elettrici. In pratica, Uber è diventata un po’ come quel compagno di stanza fastidioso che non paga l’affitto ma lava i piatti.

A Miami, questa funzione sarà svolta da Moove, un’azienda in cui Uber ha una partecipazione. Quindi, se Waymo avrà successo lì, chi pensa che Uber non troverà un modo per salire sul carro – o meglio, sul taxi – sbaglia di grosso. Non sorprende che il CEO di Uber, Dara Khosrowshahi, abbia descritto la partnership con Waymo come motivo di “ottimismo”. Traduzione dal corporatese: “Waymo è il nostro nuovo migliore amico, e non ci conviene litigare.”

E allora perché questa svendita isterica delle azioni? Forse è il fascino perverso dell’immediatezza, l’idea che ogni notizia debba avere un impatto immediato e definitivo sul destino di un’azienda. È come decidere se un matrimonio durerà in base a cosa ordinano i novelli sposi al primo appuntamento. Siamo una specie che vive per l’istantaneo dramma, e il mercato azionario non è diverso.

Ma se c’è una morale in tutto questo – e forse non c’è, perché la vita, come i mercati, è caotica e incomprensibile – è che gli investitori dovrebbero smettere di reagire come un neurotico con l’accesso al Wi-Fi. La guida autonoma sta arrivando, sì, ma non c’è bisogno di suonare l’allarme ogni volta che qualcuno cambia marcia. E se proprio volete farlo, almeno fatelo con un po’ di stile, preoccupati, sì, ma sempre con un tocco di ironia.