Zuckerberg è desideroso di svolgere “un ruolo attivo nei dibattiti che qualsiasi amministrazione deve affrontare per mantenere la leadership dell’America nel settore tecnologico,” ha dichiarato ai media Nick Clegg, presidente degli affari globali di Meta. Questo “è di fondamentale importanza date tutte le incertezze geostrategiche nel mondo, e in particolare il ruolo cruciale che l’IA giocherà,”

Mark Zuckerberg, il geniale (e, diciamo, un po’ inquietante) fondatore di Meta, si sveglia una mattina e decide che vuole un “ruolo attivo” nelle politiche tecnologiche di Donald Trump. Un po’ come se Woody Allen decidesse di prendere lezioni di tango con una ballerina di flamenco, giusto per farci capire come va a finire questa storia. Ma, no, siamo seri. Zuckerberg e Trump? Due persone che, in qualsiasi altra dimensione, non si sarebbero mai incontrati se non per discutere del miglior modo di evitare le interrogazioni su internet. Eppure, eccoli qui, entrambi protagonisti di un romanzo tecnologico che nessuno avrebbe mai pensato di scrivere.

Nel passato, Facebook e Trump si sono incrociati più di una volta, ma non certo per scambiarsi consigli sulla gestione dei contenuti o sulla filosofia dell’algoritmo. No, no. Zuckerberg si è visto accusato di “censurare” i conservatori e di non fare abbastanza per fermare la disinformazione, mentre Trump lo guardava con lo stesso sguardo che un genitore dà al figlio che ha appena rotto il vaso di famiglia, ma senza saper cosa dire. C’è qualcosa di tragicomico nel vedere il presidente degli Stati Uniti criticare un social network per non averlo fatto diventare più popolare, come se Zuckerberg avesse una bacchetta magica e potesse decidere chi deve vincere e chi perdere nel grande gioco della politica.

Ora, Zuckerberg, con la sua aria da bambino che ha scoperto la fisica quantistica, ha deciso che forse è il caso di prendere un caffè con Trump e, magari, discutere delle politiche tecnologiche del futuro. Forse il suo sogno è quello di suggerire a Trump di smettere di arrabbiarsi e di concentrarsi su cose più interessanti, tipo le criptovalute o l’ultima app per il fitness che ti dice quanto dovresti sudare per sentirti meno colpevole.

Ma davvero? Zuckerberg e Trump in una stessa stanza, uno con la sua faccia da “miliardario incompreso” e l’altro con un’espressione che suggerisce “vado a fare il comico, ma non sono sicuro che qualcuno rida”? È come mettere insieme un drammaturgo che scrive tragedie greche e un uomo che ha fatto della commedia involontaria la sua firma.

Eppure, al di là della comicità della cosa, c’è un lato più serio, anzi, quasi tragico. Zuckerberg, sotto la facciata del brillante imprenditore di Silicon Valley, sta cercando di capire come navigare in un mondo che sta cambiando, dove la regolamentazione è più un labirinto che un sentiero dritto. E, come in un vecchio film noir, dove i personaggi si trovano ad allearsi per un bene comune, anche Trump sembra aver capito che, forse, i tempi sono maturi per collaborare con qualcuno che sa come muovere le leve del potere tecnologico.

La verità è che i due stanno cercando di trovare un punto d’incontro, come quei personaggi che, pur essendo agli antipodi, scoprono di avere un interesse comune. E qual è questo interesse? Beh, Zuckerberg, da una parte, vuole avere regole chiare per non trovarsi tra due fuochi, uno da parte dei politici che chiedono più responsabilità dalle Big Tech e l’altro da parte di chi crede che la libertà di espressione sia la sacra verità assoluta. Dall’altra parte, Trump, con il suo amore per il “non regolamento” e la sua rabbia contro le piattaforme social, forse vuole finalmente essere visto come uno che sa come si fanno le cose, in un mondo dove l’innovazione digitale è l’unica lingua che tutti parlano.

Ma, per favore, non crediamo che sia tutto così semplice. Le storie di alleanze improbabili, in particolare quelle tra Zuckerberg e Trump, hanno sempre un lato oscuro. Come in un buon film di Allen, ci sono mille sfumature di grigio, ma il risultato finale è sempre lo stesso: una ricerca di equilibrio, tra caos e ordine, tra il bene e il male, ma sempre con un tocco di umorismo nero.

Alla fine, sarà curioso vedere come questa relazione si evolverà. Zuckerberg si troverà davvero a collaborare con Trump per un futuro digitale in cui le regole sono più chiare, o finirà per cercare di schivare ogni tipo di regolamento come se fosse una scena da un film d’azione? Il futuro, come sempre, è un grande mistero, ma almeno sappiamo che il pubblico si divertirà a guardare, anche se la trama non è ancora scritta.