Secondo quanto riportato dal WST, nel contesto del DealBook Summit organizzato dal New York Times, Sam Altman, CEO di OpenAI, ha offerto una visione intrigante delle dinamiche tra intelligenza artificiale, politica e potere economico. Al centro della discussione, il controverso rapporto con Elon Musk, l’uomo più ricco al mondo e leader di X (ex Twitter), Tesla e la sua neonata impresa AI, xAI.
Altman, pur coinvolto in una disputa legale con Musk, ha manifestato un raro apprezzamento per il magnate, affermando di non credere che Musk sfrutterà il suo crescente peso politico per eliminare i concorrenti nell’intelligenza artificiale. “Sarebbe profondamente antiamericano usare il potere politico per danneggiare i tuoi rivali. Non credo che la gente lo tollererebbe”, ha dichiarato Altman, mostrando una fiducia cauta nella moralità di Musk.
Altman non ha esitato a riconoscere il ruolo di Musk come visionario. “Sono cresciuto considerandolo un megaeroe,” ha detto, sottolineando come Musk abbia trasformato interi settori industriali. Tuttavia, ha ammesso che il suo punto di vista è cambiato negli ultimi anni, in particolare con l’ingresso di Musk nell’arena dell’intelligenza artificiale.
Il motivo? La causa intentata da Musk contro OpenAI, accusata di aver tradito la sua missione originaria di essere un’organizzazione senza scopo di lucro. Musk sostiene che, collaborando con giganti come Microsoft, OpenAI stia creando un oligopolio tecnologico che limita l’innovazione e soffoca i concorrenti.
A complicare il quadro, la sempre più evidente connessione di Musk con il panorama politico americano. Dopo aver sostenuto Donald Trump nelle elezioni del 2024, Musk si prepara a guidare il neoistituito DOGE (Department of Government Efficiency), un organismo progettato per “razionalizzare” la macchina burocratica federale. Al suo fianco, un altro miliardario controverso: Vivek Ramaswamy.
Questa vicinanza al potere esecutivo ha generato timori che Musk possa influenzare le politiche per avvantaggiare le sue imprese, inclusa xAI, che compete direttamente con OpenAI. Tuttavia, Altman ha minimizzato queste paure, sottolineando che qualsiasi tentativo di politicizzare il settore dell’IA sarebbe malvisto dall’opinione pubblica.
Nel frattempo, la battaglia tra OpenAI e xAI si intensifica. Nonostante gli sforzi di Musk, xAI resta un passo indietro rispetto alla rivale. OpenAI ha recentemente raggiunto una valutazione stratosferica di 157 miliardi di dollari, consolidando la sua posizione dominante grazie a partnership strategiche e continui avanzamenti tecnologici.
D’altro canto, xAI si sta posizionando come l’alternativa “etica” a OpenAI, con il lancio del chatbot Grok e l’imminente rilascio di una piattaforma standalone. La narrativa di Musk si basa sull’idea che xAI possa rappresentare un baluardo contro i rischi dell’IA monopolistica, ma resta da vedere se queste promesse si tradurranno in risultati concreti.
In un panorama così turbolento, è difficile prevedere il destino delle grandi menti dietro l’intelligenza artificiale. Altman e Musk rappresentano due visioni diametralmente opposte: una collaborazione con il settore pubblico e privato per accelerare lo sviluppo tecnologico contro un approccio che enfatizza l’etica e la decentralizzazione.
Con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca e il ruolo chiave che Musk sembra destinato a ricoprire, la tensione tra tecnologia e politica potrebbe ridefinire le regole del gioco. Per ora, Altman mantiene una posizione cauta, elogiando Musk per il suo contributo al progresso, ma non senza riserve. In fondo, l’intelligenza artificiale non è solo una questione di algoritmi, ma anche di chi detiene il potere di usarli.