Elon Musk, Trump e la Legge di Murphy in Delaware
Questi sono giorni di vertiginosi successi per Elon Musk, che non sembra accontentarsi del suo impero tecnologico e del suo nuovo alleato d’eccezione, Donald Trump. C’è un luogo dove neppure il potere di Musk può trionfare: i tribunali del Delaware.

Il lunedì pomeriggio, la giudice Kathaleen McCormick ha confermato la sua decisione di gennaio: il mastodontico pacchetto retributivo di Musk in Tesla, ora stimato intorno ai 101 miliardi di dollari, rimane annullato. Nonostante gli azionisti di Tesla avessero riapprovato il pacchetto a giugno, la giudice ha respinto con fermezza i nuovi argomenti di Tesla, definiti come “contrari a molteplici principi consolidati della legge.” Procedura e tempistiche: ecco la croce e delizia della giurisprudenza.

Elon Musk e Tesla non si arrenderanno facilmente; il ricorso è praticamente assicurato. E, in tutta onestà, si può capire il punto di Musk: se il problema iniziale era la presunta mancanza di trasparenza sui legami di Musk con il consiglio di amministrazione, ora che tutti i dettagli sono emersi in tribunale, perché mantenere il veto? Forse, come direbbe Allen, è la classica ironia della legge: più sai, meno ottieni.


Intel: Una Spirale Discendente e il Vuoto al Comando
Passiamo ad un altro dramma, questa volta ambientato nella Silicon Valley: la caduta di Pat Gelsinger da CEO di Intel. Se fosse un film, il titolo potrebbe essere “Un uomo ideale nel posto sbagliato”. Dopo soli tre anni, il consiglio di amministrazione di Intel ha dato il benservito a Gelsinger, lasciando l’azienda in uno stato di transizione confuso, con due CEO ad interim e una ricerca disperata di un nuovo leader.

Gelsinger, con 30 anni di esperienza in Intel, era tornato nel 2021 con il sogno di rilanciare l’azienda. Ma la realtà è stata brutale: da allora, le entrate di Intel sono scese del 32%, mentre i flussi di cassa operativi si sono ridotti da 35,4 miliardi di dollari nel 2020 a soli 11,5 miliardi di dollari nel 2023. L’azienda ha persino sospeso il dividendo, un segnale inequivocabile di difficoltà. E, ironia della sorte, le sue promesse sull’intelligenza artificiale—il settore che doveva essere il salvatore di Intel—si sono rivelate esagerazioni.

Ma la vera domanda è: Intel può essere salvata? L’azienda ha perso opportunità chiave, come i chip mobili e, più recentemente, i chip per l’IA. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di spacchettare l’azienda e venderne i pezzi. Tuttavia, con una capitalizzazione di mercato di 100 miliardi di dollari, trovare un acquirente è un’impresa titanica.

Forse Intel ha bisogno di un leader esterno, un outsider come Lou Gerstner, che trasformò IBM negli anni ’90. Ma i problemi di Intel sono più profondi e strutturali rispetto a quelli di IBM: qui non si tratta solo di cambiare direzione, ma di reinventarsi completamente.


La fragilità del potere e l’ironia delle aspettative umane. Musk, l’onnipotente, bloccato da un giudice. Intel, il gigante dell’innovazione, incapace di trovare un senso nel futuro. Come direbbe Allen, “Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi piani.”