La Cina si oppone alle ultime misure di controllo degli Stati Uniti sulle esportazioni di semiconduttori. Si tratta di “una tipica coercizione economica e una pratica non di mercato” ha dichiarato in una nota Un portavoce del ministero del Commercio cinese, secondo cui “gli Usa stanno dicendo una cosa e ne fanno un’altra, esagerando il concetto di sicurezza nazionale” e abusando “delle misure di controllo dell’export” con “comportamenti unilaterali”.
“L’abuso di misure normative da parte americana ostacola gravemente i normali scambi economici e commerciali tra i Paesi, mina le regole di mercato e il relativo ordine internazionale e rappresenta una seria minaccia alla stabilità delle catene industriali e di fornitura globali“. L’industria globale dei microchip “è stata gravemente colpita“, si legge ancora nella nota che mette in guardia sul fatto che “la Cina adotterà le misure necessarie per salvaguardare con determinazione i suoi diritti e interessi legittimi“.
Gli Stati Uniti hanno annunciato lunedì nuove restrizioni all’esportazione che prendono di mira la capacità della Cina di produrre semiconduttori avanzati, nel mezzo della crescente competizione per la supremazia tecnologica. La mossa amplia gli sforzi di Washington per frenare le esportazioni di chip all’avanguardia verso la Cina, che possono essere utilizzati in sistemi di armi avanzati e nell’Intelligenza Artificiale.
L’annuncio arriva settimane prima del ritorno alla Casa Bianca del presidente eletto Donald Trump, che si prevede rafforzerà l’approccio aggressivo di Washington verso Pechino.
Dall’altra parte dell’oceano il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan dichiara che “gli Usa hanno adottato misure significative per proteggere la nostra tecnologia dall’essere usata dai nostri avversari in modi che minacciano la nostra sicurezza nazionale“, precisando poi che gli Usa continueranno a lavorare con alleati e partner “per tutelare in modo proattivo e aggressivo le nostre tecnologie e il nostro know-how leader a livello mondiale, in modo che non vengano usati per minare la nostra sicurezza nazionale”.
Le ultime disposizioni, in particolare, includono la restrizione delle vendite a 140 aziende, tra cui le aziende cinesi di chip Piotech e SiCarrier, e controlli su due dozzine di tipi di apparecchiature per la produzione di chip e di strumenti software per lo sviluppo o la produzione di semiconduttori.
L’obiettivo primario dell’amministrazione USa, basandosi su anni di restrizioni commerciali in evoluzione, è di rallentare lo sviluppo interno della Cina di semiconduttori avanzati e di sistemi di intelligenza artificiale che potrebbero aiutare il suo esercito anche se, occorre osservare che l’industria dei semiconduttori è un settore altamente globalizzato, interconnesso e per certi versi dipendente come dimostra poi lo stop deciso dalla Cina all’export verso Usa di materiali per microchip, in particolare quei metalli rari che sono necessari per la produzione di tecnologie avanzate come circuiti digitali avanzati, chip, fibre ottiche e altro.
Vedi anche: “Da Pechino stop all’export verso Usa di metalli rari dopo la stretta sui chip“
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