Immaginate di essere in una stanza buia con un cristallo magico. Solo che il cristallo non è magico, è digitale, e invece di vedere il futuro, vi mostra delle probabilità. Questo, in poche parole, è Polymarket, una piattaforma di scommesse basata su blockchain. Il suo CEO, Shayne Coplan, è l’uomo che, con l’entusiasmo di un mentalista da villaggio, ci dice: “Abbiamo previsto il cessate il fuoco Israele-Hezbollah giorni prima dei media tradizionali“.
Ora, non fraintendetemi, sono il primo a tifare per le startup che sfidano i colossi, ma qui stiamo parlando di un sito di scommesse, non di una sfera di cristallo. Coplan ha fatto questa dichiarazione su X (ex Twitter, perché i social media, come la moda, cambiano nome senza motivo), basandosi su un dato innegabile: le probabilità di Polymarket per un cessate il fuoco sono passate da un timido 40-50% a un clamoroso 80% prima dell’annuncio ufficiale. Ma c’è un dettaglio che rende tutto meno epico: quel balzo si è verificato dopo che giornalisti come Barak Ravid di Axios avevano iniziato a parlare dell’imminente accordo.
È un po’ come se il vostro oroscopo vi dicesse che troverete l’amore della vita… il giorno dopo che avete già ricevuto una proposta di matrimonio. Polymarket non sta “predicendo”, sta riflettendo. E lo fa molto bene, intendiamoci. Trader informati leggono i report di giornalisti, sommano due più due, e voilà: le probabilità cambiano. È il vecchio trucco della borsa applicato alle notizie. Niente di male, ma da qui a sostituire i media ce ne passa.
La danza delle probabilità
Prendiamo domenica scorsa come esempio. A mezzogiorno le probabilità di cessate il fuoco erano bloccate al 40-50%. Poi Barak Ravid, con il tempismo di chi arriva a una festa con una bottiglia di vino pregiato, ha iniziato a twittare aggiornamenti basati su fonti americane e israeliane: “Il cessate il fuoco è vicino”. Entro mezzanotte, Polymarket aveva già aggiustato le sue stime al 72%. Quando lunedì mattina Ravid ha confermato che l’accordo era praticamente siglato, le probabilità sono schizzate all’85%. Martedì, l’annuncio ufficiale ha fatto il resto.
Se sembra che i trader di Polymarket abbiano fatto un lavoro eccezionale, è perché l’hanno fatto. Ma il loro talento non sta nell’intuizione mistica. Hanno semplicemente letto Ravid (e altri), calcolato le probabilità, e puntato. Insomma, il lavoro sporco lo fanno ancora i giornalisti.
Blockchain contro il buon senso
Coplan vorrebbe che Polymarket fosse qualcosa di più di un casinò 2.0, dove scommettere sulle notizie è come puntare su un cavallo zoppo. Lo capisco. Anche perché negli Stati Uniti, grazie a un vecchio accordo regolatorio, scommettere su Polymarket è vietato. E, ciliegina sulla torta, il Dipartimento di Giustizia starebbe indagando su possibili violazioni di questo divieto. Quindi, per il CEO, trasformare il sito in una specie di “oracolo della verità” blockchain non è solo marketing, è sopravvivenza.
Ma la verità è un’altra. Polymarket non è un sostituto dei media. È un buon aggregatore di notizie, una specie di Bloomberg per chi preferisce scommettere invece che investire. Funziona perché esiste gente come Barak Ravid, che passa le sue giornate a fare telefonate in ebraico e arabo, a parlare con fonti anonime, a verificare ogni dettaglio.
E allora, caro Coplan, grazie per l’intrattenimento. Ma per favore, non chiamatelo giornalismo.
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