Occorre raddoppiare gli investimenti, portandoli a 6 miliardi entro il 2030, per riuscire a sostenere l’innovazione in agricoltura, contrastare i cambiamenti climatici e assicurare la produzione alimentare. È questo, in buona sintesi, il messaggio lanciato dal Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Villa Miani a Roma organizzato dalla Coldiretti in collaborazione con The European House – Ambrosetti, con un panel dedicato al tema dell’Intelligenza Artificiale.

L’agricoltura rappresenta uno tra i settori che maggiormente possono beneficiare dell’introduzione di soluzioni di Intelligenza Artificiale. Secondo un’analisi Coldiretti, entro il 2030 un’azienda agricola italiana su cinque adotterà strumenti di gestione direttamente basati sull’AI, che diventerà sempre più centrale nello sviluppo dell’agricoltura 5.0

L’importanza dell’innovazione in agricoltura è confermata anche dal sentiment degli italiani: secondo i dati Censis, oltre l’89% degli intervistati nel nostro Paese ritiene prioritaria la realizzazione di investimenti pubblici con particolare attenzione a quelli per finanziare nuove tecnologie (inclusa l’Intelligenza Artificiale), specificamente orientati a potenziare l’agricoltura italiana.

Attualmente, in Italia, le aree agricole che impiegano strumenti avanzati coprono oltre 1 milione di ettari, pari al 9% del totale. Le nuove tecnologie permettono di ottimizzare l’uso delle risorse, come l’acqua ad esempio, grazie a centraline meteo collegate a satelliti, e di migliorare l’efficienza delle operazioni grazie all’uso di attrezzature di precision farming. Sempre in ottica di agricoltura sostenibile un altro passo avanti può essere rappresentato dalle cosidette Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita), che consentono di selezionare varietà vegetali più resilienti ai cambiamenti climatici e con un minore impatto ambientale.

L’innovazione, d’altra parte, deve rispondere anche alle esigenze particolari dei nostri territori: proprio per questo Coldiretti ha proposto di autorizzare i droni per l’utilizzo efficiente di prodotti fitosanitari, soprattutto, ad esempio, nell’agricoltura di montagna.

In occasione dell’evento si è parlato anche di transizione energetica, con un’apertura, da parte di Coldiretti verso l’energia nucleare pulita, quella a fusione, l’unica in grado di garantire, in combinazione con lo sviluppo delle rinnovabili – dal biogas all’agrivoltaico – il fabbisogno energetico legato alle esigenze del tessuto produttivo ma anche allo sviluppo delle innovazioni necessarie al settore.

Su questo punto, osserva Coldiretti, il tentativo di imporre un Green Deal totalmente ideologico e svincolato dalla realtà ha ormai evidenziato tutti i suoi limiti, con il rischio che la necessaria transizione ecologica rimanga lettera morta. Dall’altra parte, il costante aumento del costo dell’energia sta mettendo all’angolo non solo le imprese agricole italiane ma l’intero settore manifatturiero europeo.

Dinanzi a questo scenario, il nucleare “pulito” rappresenta un’opzione importante – continua Coldiretti – peraltro suffragata da un cambio di considerazione da parte degli italiani. Secondo un’indagine Ixé, realizzata a settembre 2024, infatti, la percentuale di italiani che considera l’atomo come fonte energetica prioritaria su cui puntare è quadruplicata nello spazio di 5 anni, passando dal 4,8% al 21,6%.

Il nucleare non potrebbe comunque, sottolinea Coldiretti prescindere dall’apporto delle energie rinnovabili per un modello di transizione che veda le imprese agricole protagoniste attraverso, ad esempio, le comunità energetiche, gli impianti solari sui tetti e l’agrivoltaico sostenibile.

D’altra parte, il 16% dell’energia rinnovabile consumata in Italia nasce dai campi e dalle stalle e secondo uno studio di Coldiretti Giovani Impresa solo utilizzando i tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole sarebbe possibile recuperare una superficie utile di 155 milioni di metri quadri di pannelli con la produzione di 28.400Gwh di energia solare, pari al consumo energetico complessivo annuo di una regione come il Veneto.

Alla luce di queste considerazioni, è chiaro che per affrontare le sfide future e garantire un’agricoltura resiliente e sostenibile, è necessario un impegno congiunto tra innovazione tecnologica e investimenti strategici. Solo così potremo costruire un modello agricolo capace di coniugare produttività, sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, rispondendo efficacemente ai bisogni delle generazioni presenti e future.

Al convegno hanno partecipato alcuni tra i massimi esperti nazionali come Pierluigi Contucci, professore di Fisica-Matematica, Università & Accademia della Scienza di Bologna, Paolo Benanti, presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale e l’Informazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre che consigliere di Papa Francesco sui temi dell’intelligenza artificiale e dell’etica della tecnologia, e Luciano Floridi, founding director del Digital Ethics Center dell’Università di Yale, Usa.


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