Dopo anni di dibattiti e controversie legali, la Commissione Europea ha ufficialmente chiuso l’indagine sul presunto abuso di posizione dominante da parte di Apple nel mercato degli e-book. Tuttavia, il gigante tecnologico non può ancora tirare un sospiro di sollievo: una nuova indagine, questa volta riguardante il comportamento dell’azienda nell’ambito dei browser e delle restrizioni all’uso di piattaforme concorrenti, è all’orizzonte.
La fine dell’indagine sugli e-book
L’indagine sugli e-book, iniziata oltre un decennio fa, si era concentrata su presunti accordi tra Apple e alcune case editrici. Questi accordi, secondo l’accusa, avrebbero mirato a fissare artificialmente i prezzi dei libri digitali, danneggiando i consumatori e soffocando la concorrenza.
Con il passare degli anni, Apple ha affrontato numerose accuse antitrust in diverse giurisdizioni, compreso un importante caso negli Stati Uniti, che ha portato a una multa da 450 milioni di dollari nel 2016. La chiusura dell’indagine europea rappresenta per l’azienda un importante punto di svolta, almeno in quel settore. La Commissione ha ritenuto che non ci fossero più le condizioni per portare avanti il caso, in parte grazie ai cambiamenti strutturali nel mercato degli e-book e all’evoluzione delle pratiche aziendali.
Nuove sfide: l’indagine sui browser
Ma non c’è tempo per celebrare. La Commissione Europea ha annunciato che sta per avviare una nuova indagine, questa volta focalizzata sul presunto comportamento anticoncorrenziale di Apple nel settore dei browser mobili. Al centro del dibattito ci sarebbero le restrizioni imposte sull’utilizzo di motori di rendering alternativi su iOS e iPadOS.
Attualmente, tutti i browser su dispositivi Apple devono utilizzare il motore WebKit, sviluppato dalla stessa Apple. Questo ha portato a lamentele da parte di sviluppatori e concorrenti, che sostengono che tali restrizioni limitino l’innovazione, impedendo a browser come Chrome o Firefox di competere ad armi pari con Safari.
Se la Commissione dovesse trovare Apple colpevole di violazioni antitrust, le conseguenze potrebbero essere significative. Le multe potrebbero raggiungere il 10% del fatturato globale annuo dell’azienda, e potrebbero essere imposte modifiche alle politiche di iOS per consentire maggiore apertura e flessibilità agli sviluppatori di terze parti.
Questo nuovo filone investigativo arriva in un contesto di crescente attenzione normativa nei confronti dei giganti tecnologici. Regolamenti come il Digital Markets Act (DMA), recentemente introdotto, mirano a garantire una maggiore concorrenza nel settore digitale, obbligando aziende come Apple a rivedere alcune pratiche consolidate.
Per Apple, queste indagini rappresentano un bivio cruciale. Da un lato, il controllo normativo potrebbe spingere l’azienda a rivedere le sue strategie e adattarsi a un ecosistema più aperto; dall’altro, potrebbero emergere opportunità per rafforzare ulteriormente il proprio impegno verso l’innovazione, mantenendo il focus su qualità e sicurezza, elementi cardine della sua filosofia aziendale.