Con la crescita delle intelligenze artificiali generative come ChatGPT e simili, le grandi aziende tecnologiche stanno stringendo accordi significativi con editori online per l’utilizzo dei loro contenuti nei modelli di addestramento. Tuttavia, le cifre e le condizioni di questi accordi variano considerevolmente a seconda del tipo di contenuto e della potenza negoziale delle parti coinvolte.
Grandi editori come il Financial Times (FT) e Axel Springer hanno siglato contratti con OpenAI, consentendo l’uso dei loro articoli per sviluppare strumenti di IA generativa. Questi accordi spesso includono compensazioni finanziarie e meccanismi per garantire attribuzioni trasparenti, oltre a link diretti alle fonti originali, una strategia che mira a incrementare il traffico verso i loro siti. Reddit, invece, ha raggiunto un accordo con OpenAI valutando i suoi contenuti a circa 60 milioni di dollari, sebbene alcuni critichino la qualità dei dati coinvolti rispetto a quella delle notizie di alto livello come quelle del New York Times.
Stabilire un valore equo per i contenuti rimane un tema spinoso. Un approccio suggerito include l’uso dei costi di produzione giornalistica come base di calcolo. Altri valutano il contributo dei contenuti al valore complessivo dei modelli di linguaggio. Ad esempio, durante le negoziazioni tra Google e i publisher canadesi nel 2023, si è stabilito che una percentuale dei ricavi pubblicitari di Google, circa il 4%, venisse assegnata agli editori come compenso.
Non mancano i conflitti legali: il New York Times ha intentato cause contro OpenAI, accusandola di utilizzare contenuti senza licenza. In Australia, il Codice di Contrattazione per i Media Notiziari del 2021 ha imposto alle aziende tecnologiche di compensare equamente gli editori, dimostrando che l’intervento governativo può bilanciare le dinamiche di potere.
Con l’aumento della pressione per standardizzare le remunerazioni, alcuni esperti suggeriscono di adottare modelli simili a quelli già esistenti nell’industria musicale, dove autori e distributori condividono i ricavi. Tuttavia, i giganti tecnologici tendono a resistere, preferendo evitare la definizione di standard di pagamento universalmente accettati.
Questi accordi, pur tra critiche e dubbi, rappresentano un passo fondamentale verso la creazione di un ecosistema più trasparente e sostenibile per l’utilizzo dei dati nel settore dell’IA.
Fonti: Poynter, Financial Times, The New Publishing Standard.