È cominciata a Baku la seconda e ultima settimana della Cop29 e nella capitale azera cominciano ad arrivare i ministri dell’Ambiente e dell’Energia (per l’Italia sarà presente Gilberto Pichetto Fratin), per concludere le trattative a livello politico, con la chiusura della conferenza prevista per venerdì 22 novembre. I temi principali del negoziato sono due: finanza climatica e mercato del carbonio. Per la finanza climatica, che è il tema più importante, l’obiettivo è aggiornare il fondo da 100 miliardi all’anno di aiuti ai paesi vulnerabili contro il cambiamento climatico, previsto dall’Accordo di Parigi e in scadenza nel 2025.

Su questo punto il problema è costituito dal fatto che i Paesi in via di sviluppo (guidati dalla Cina) chiedono almeno 1300 miliardi all’anno in aiuti a fondo perduto o prestiti a tasso agevolato, mentre i Paesi donatori sviluppati rispondono che non riusciranno mai a raccogliere quella cifra (lo ha ripetuto oggi a Baku il commissario europeo all’Energia, Wopke Hoekstra). Chiedono invece che la Cina e gli altri emergenti versino di più, e che si contino nel fondo anche i prestiti pubblici e privati. La trattativa è però ancora in alto mare.

Il segretario dell’agenzia dell’Onu per il clima, l’Unfcc, che organizza le COP ha fatto notare come i costi dell’adattamento stiano aumentando vertiginosamente per tutti, specialmente per i Paesi in via di sviluppo, prevedendo che potrebbero salire a 340 miliardi all’anno nel 2030, per poi raggiungere 565 miliardi all’anno nel 2050.

Va meglio invece il negoziato sull’articolo 6 dell’Accordo di Parigi che prevede l’istituzione di un mercato internazionale delle emissioni di Co2, come l’Ets europeo.

Da Baku si guarda con grande attenzione al G20 di Rio de Janeiro, che si apre oggi. I Paesi del G20 rappresentano circa l’85% dell’economia globale, e possono dare quell’impulso politico sulla finanza climatica che è necessario per non far fallire la COP.

La conferenza guarda anche all’incontro di Parigi di oggi dove si discute la proposta di tagliare la spesa pubblica internazionale dei Paesi Ocse per progetti di combustibili fossili attraverso le agenzie di credito all’esportazione.


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