A pochi minuti da Mar-a-Lago, simbolo del potere e dell’influenza di Donald Trump, un anonimo centro commerciale a Palm Beach ospita un’operazione che potrebbe plasmare il futuro economico e politico degli Stati Uniti: 1789 Capital. Questa società di venture capital, apparentemente modesta, è diventata il fulcro di un intricato gioco di interessi che unisce tecnologia, affari di famiglia, e visioni politiche conservatrici.
Dietro il nome evocativo, che richiama l’anno della Costituzione americana, si cela una missione chiara: costruire una “patriot economy”, alternativa ai valori progressisti spesso associati alle grandi società e alla Silicon Valley. A guidare questa crociata c’è un cast di personaggi legati a filo doppio all’entourage di Trump, pronti a sfruttare l’opportunità offerta dall’amministrazione entrante e da una deregulation aggressiva.
Donald Trump Jr. e il ponte con il potere
L’annuncio che Donald Trump Jr. entrerà nella leadership di 1789 Capital non è solo una mossa simbolica.
È un segnale chiaro dell’intenzione di consolidare il legame tra il mondo imprenditoriale e l’ideologia conservatrice. Con 150 milioni di dollari in gestione, il portafoglio pubblico della società è per ora limitato, includendo solo la nuova società di media di Tucker Carlson. Tuttavia, gli investimenti sembrano essere solo la punta dell’iceberg.
La rete dietro 1789 Capital
Al centro della scena, c’è Omeed Malik, co-fondatore della società e artefice di due SPAC (Special Purpose Acquisition Companies) con l’obiettivo di creare imprese che incarnano i valori conservatori. La sua visione per una “patriot economy” si traduce in iniziative che vanno dai pannolini pro-life a merchandising filo-Trump, un mercato in espansione che capitalizza sul crescente tribalismo culturale.
Accanto a lui, il co-fondatore Chris Buskirk è figura chiave, non solo come sostenitore delle città charter e delle criptovalute, ma anche come promotore degli sforzi “Stop the Steal” e di marchi mediatici conservatori. Il suo ruolo si interseca con quello di JD Vance, vice-presidente eletto e mente dietro la Rockbridge Network, una rete di donatori conservatori descritta come “una sorta di venture capital politico”.
Il sostegno di nomi potenti
Non è un caso che dietro Rockbridge e 1789 Capital ci siano nomi di peso come Peter Thiel e Rebekah Mercer come
riportato in precedenza da Reuters .. Thiel, già architetto di strategie disruptive nel settore tecnologico e politico, vede nelle operazioni di queste reti l’opportunità di unire ideologia e business. Mercer, invece, è stata una delle principali sostenitrici di Trump e delle sue campagne elettorali, investendo milioni in iniziative conservative.
La Rockbridge Network ha giocato un ruolo fondamentale nelle elezioni del 2020 e oltre, finanziando operazioni repubblicane per mobilitare l’elettorato. Ora, con Trump Jr. in una posizione di rilievo, il gruppo potrebbe ottenere un accesso privilegiato alle politiche dell’amministrazione entrante, tra cui la deregolamentazione promessa dal presidente eletto.
Un futuro deregolamentato e pro-business
L’agenda di 1789 Capital è ambiziosa. Con la riduzione dei vincoli normativi, la società punta su settori strategici come la biotecnologia, la difesa tecnologica e le criptovalute. Particolarmente audace è l’interesse per le città charter, zone autonome che sperimentano nuovi modelli di governance. Queste aree rappresentano il sogno dei libertari: spazi dove l’impresa privata può prosperare senza interferenze governative.
Nel frattempo, la presenza di Trump Jr. garantisce un canale diretto con il cuore della Casa Bianca e una visibilità che potrebbe attirare ulteriori investitori conservatori.
Il peso mediatico e culturale
Oltre agli affari, la rete intorno a 1789 Capital mira a plasmare la narrazione culturale. Con figure come Tucker Carlson e progetti mediatici alternativi, l’obiettivo è quello di controbilanciare l’influenza dei media tradizionali, promuovendo una visione del mondo conservatrice e filo-Trump.
La combinazione di capitale, media e politica crea un’ecosistema autoreferenziale, dove ogni elemento rafforza l’altro, creando una macchina di consenso pronta a influenzare l’America per i prossimi anni.
Il rompicapo di Palm Beach
Ciò che emerge dagli uffici di Palm Beach non è solo un’operazione di venture capital, ma un esperimento sociale e politico. 1789 Capital è il punto di incontro tra economia e ideologia, una piattaforma dove si disegnano nuovi equilibri di potere. In un’America sempre più polarizzata, queste iniziative potrebbero rappresentare la nuova frontiera di un capitalismo radicale, intrecciato indissolubilmente alla politica e alla cultura.
E, come in ogni buona storia americana, tutto comincia con una manciata di visionari, pronti a cambiare il mondo da un anonimo centro commerciale in Florida.