L’azione intrapresa dalla Federal Trade Commission (FTC) contro Meta Platforms, volta a smantellare il potere acquisito attraverso le sue operazioni di mercato, ha compiuto un significativo passo avanti. Mercoledì, un giudice distrettuale di Washington ha infatti stabilito che il caso, inizialmente respinto e poi riaperto, andrà ufficialmente a processo. Questa decisione rappresenta un ulteriore tassello nella battaglia legale e politica volta a contenere la portata monopolistica di Meta nel settore dei social media, una battaglia che potrebbe avere implicazioni profonde su uno dei colossi del web e sull’intero panorama della tecnologia digitale.

La FTC aveva inizialmente denunciato Meta nel 2020, accusandola di aver consolidato illegalmente una posizione dominante nel settore tramite le acquisizioni strategiche di Instagram e WhatsApp, due piattaforme connesse ma dagli utenti e usi distinti. Secondo l’accusa, tali operazioni di mercato avrebbero eliminato potenziali concorrenti e alterato l’equilibrio competitivo, soffocando la possibilità di innovazione da parte di altre aziende e riducendo la scelta per i consumatori. In una mossa raramente vista nel mondo della regolamentazione statunitense, la FTC ha avanzato accuse pesanti, chiedendo addirittura un’azione di disgregazione che risulterebbe in una separazione di questi asset da Meta.

Dopo che il caso era stato archiviato nel 2021, la FTC ha riformulato la propria denuncia, sottolineando con maggiore enfasi come le acquisizioni di Instagram e WhatsApp da parte di Meta rappresentino una minaccia alla libera concorrenza. Meta, in risposta, ha cercato di bloccare la causa, sostenendo la legittimità delle acquisizioni in quanto transazioni autorizzate all’epoca. Tuttavia, mercoledì scorso, il giudice James E. Boasberg ha dichiarato che il caso sarà esaminato in un processo completo, sebbene l’opinione completa e dettagliata della corte debba ancora essere resa pubblica.

Da parte sua, Meta ha espresso fiducia, affermando attraverso un portavoce che le acquisizioni sono state effettuate con l’intento di migliorare l’offerta per gli utenti e stimolare la concorrenza. “Siamo fiduciosi che le prove dimostreranno come l’integrazione di Instagram e WhatsApp sia stata positiva sia per il mercato che per i consumatori”, ha dichiarato Meta. Le parole del portavoce riflettono la convinzione di Meta che le operazioni strategiche condotte abbiano potenziato la competitività nel settore, facilitando innovazioni e ampliando l’offerta di prodotti e servizi.

D’altra parte, il portavoce della FTC, Douglas Farrar, ha sottolineato il carattere bipartisan di questo procedimento, un chiaro segno di come la concentrazione di potere economico detenuta da Meta stia attirando critiche da entrambi gli schieramenti politici. Farrar ha affermato che il caso rappresenta un tentativo condiviso di limitare l’influenza monopolistica di Meta per “ripristinare la concorrenza e promuovere la libertà e l’innovazione nel settore dei social media”.

Questa causa potrebbe essere uno spartiacque per il settore tecnologico. Qualora Meta venisse dichiarata colpevole e costretta a cedere alcuni dei suoi asset, l’impatto si rifletterebbe non solo sui bilanci e sulle strategie di crescita dell’azienda ma, più in generale, sul modo in cui le grandi società tecnologiche operano sul mercato e sull’accesso ai dati degli utenti. Questo processo contro Meta è anche emblematico di un cambio di rotta nelle politiche antitrust americane, con la volontà crescente di evitare che le società tech assumano dimensioni tali da minacciare l’equilibrio concorrenziale.

Questa vicenda non riguarda solo il destino di un gigante digitale come Meta ma punta a ridisegnare il rapporto tra il potere dei dati e la salvaguardia di un mercato aperto e concorrenziale. La decisione finale, qualunque essa sia, stabilirà un precedente importante per l’intero settore tecnologico globale.