L’esplosione dell’intelligenza artificiale (IA) non sta solo consumando quantità massicce di energia e risorse idriche, ma sta anche generando un’ondata senza precedenti di rifiuti elettronici. Secondo un recente studio pubblicato su Nature, l’evoluzione rapida e l’espansione su larga scala dei modelli di linguaggio (LLMs) come ChatGPT, Claude e LLaMa potrebbero produrre annualmente circa 2,75 milioni di tonnellate di e-waste, con implicazioni ambientali sempre più serie. La crescita esponenziale degli investimenti in IA – passati da 3 miliardi di dollari nel 2022 a 25 miliardi nel 2023 secondo Stanford University – ha portato le aziende a aggiornare incessantemente i data center, eliminando apparecchiature ancora funzionanti per mantenere un vantaggio competitivo.

Un Settore Assetato di Risorse

L’incremento dei modelli IA ha evidenziato un impressionante consumo di risorse. Basti pensare che, solo nel 2023, il servizio ChatGPT ha consumato mezzo litro d’acqua ogni quattro richieste, incidendo sensibilmente sulle risorse idriche delle aree in cui sono situati i data center. La città di Phoenix, ad esempio, ha visto raddoppiare i costi dell’acqua in meno di un decennio, una situazione che preoccupa le comunità locali e le autorità.

Dati allarmanti sui rifiuti elettronici

L’IA sta alimentando una crescita del tasso composto annuo dei rifiuti elettronici del 110%, una cifra nettamente superiore al 2,8% di crescita dei rifiuti elettronici convenzionali, come elettrodomestici o monitor. Inoltre, questa crisi si concentra principalmente in alcune aree geografiche: Nord America guida con il 58% dei rifiuti elettronici legati all’IA, seguita da Asia Orientale (25%) e Europa (14%), secondo i ricercatori della Chinese Academy of Sciences e Reichman University.

Ma la questione non si ferma qui. Lo studio prevede che, entro il 2030, i rifiuti contenenti metalli tossici raggiungeranno livelli critici: si parla di quasi un milione di tonnellate di piombo e migliaia di tonnellate di metalli pesanti come cadmio, antimonio e mercurio, con rischi noti per la salute pubblica e ambientale.

Recupero dei metalli e incentivi economici

Se da un lato la questione ambientale è pressante, dall’altro c’è un notevole potenziale economico legato al riciclo di metalli preziosi, come oro, argento e platino, contenuti nei server dismessi. Un riciclo efficiente potrebbe iniettare circa 70 miliardi di dollari nell’economia globale, rendendo possibile un’infrastruttura di riciclo capace di far fronte all’aumento dei rifiuti. Un altro dato interessante emerso dallo studio indica che le nazioni prive di accesso ai chip più recenti generano fino al 14% di rifiuti elettronici in più, poiché costrette a utilizzare hardware meno efficiente e più inquinante.

Proposte di Soluzione

I ricercatori suggeriscono diverse strategie per ridurre l’impatto dei rifiuti elettronici generati dall’IA:

  1. Prolungamento della Durata dei Server: Ottimizzare la manutenzione dei server potrebbe ridurre i rifiuti del 58%, riducendo la necessità di sostituire interi componenti.
  2. Riutilizzo delle Componenti: Il riciclo selettivo di specifici componenti, mantenendo quelli in buono stato per utilizzi futuri, potrebbe abbattere i rifiuti di un ulteriore 21%.
  3. Riuso dei Server Obsoleti: Molti server IA obsoleti, anziché essere scartati, potrebbero essere riconvertiti per scopi educativi o per l’hosting di base, estendendo il loro ciclo di vita e riducendo il loro impatto ambientale.

Un Appello Urgente per l’Azione

La pressione per trovare soluzioni efficaci sta aumentando. Alex de Vries, fondatore di Digiconomist e analista energetico, ha sottolineato l’urgenza di un intervento proattivo, affinché l’impatto ambientale dell’IA non diventi irrecuperabile.