Con l’avvicinarsi dell’halving di aprile (L’halving dei bitcoin viene effettuato ogni quattro anni, quando la quantità di bitcoin versata ai minatori a titolo di ricompensa viene dimezzata), l’industria sta affrontando un passaggio critico, aprendo a nuove prospettive di guadagno con l’adozione dell’intelligenza artificiale. Questa strategia ha catturato l’attenzione di Wall Street, dove l’entusiasmo per l’AI applicata ai data center si sta trasformando in una concreta opportunità di mercato.

Il ridimensionamento delle ricompense attese dal mining di BTC in un contesto di margini sempre più compressi sta spingendo i miner a diversificare le proprie fonti di reddito, puntando su nuovi servizi di calcolo ad alta intensità energetica e HPC, richiesti dalle società che operano nell’AI. Matthew Sigel, responsabile della Digital Assets Research di VanEck, descrive la sinergia tra AI e mining come una naturale convergenza: “Le aziende di AI hanno fame di energia, e i miner ne dispongono.” I data center costruiti dai miner rappresentano ora asset critici e apprezzati dal mercato, capace di riconoscere il valore strategico dell’accesso alle risorse energetiche per alimentare la crescente domanda di AI e HPC.

Core Scientific, uno dei pionieri in questa transizione, ha registrato un aumento straordinario delle sue azioni di oltre l’810% nel 2023, surclassando la performance del Bitcoin, che si è fermata a un +63%. La compagnia ha recentemente siglato un contratto di 12 anni per l’hosting di CoreWeave, sostenuta da Nvidia, per un valore complessivo di circa 6,7 miliardi di dollari. Questo accordo riflette la fiducia degli investitori verso l’espansione di Core Scientific nell’ambito AI, e si prevede che l’azienda possa incrementare la propria potenza infrastrutturale fino a 500 megawatt entro il 2026, rendendola uno dei principali operatori di data center nel mercato statunitense.

Il passaggio verso l’AI rappresenta una boccata d’ossigeno per le aziende di mining, spesso segnate da bilanci deboli e da un elevato livello di indebitamento. Sigel sottolinea come gli accordi con nuovi clienti possano garantire l’accesso a capitali a costo inferiore, riducendo il rischio finanziario per i miner. Secondo le stime, se i miner quotati trasferissero il 20% della propria capacità energetica verso l’AI entro il 2027, i profitti annuali aggiuntivi potrebbero superare i 13,9 miliardi di dollari, segnando una svolta epocale per queste imprese.

Non mancano però le criticità, tra cui l’elevato investimento iniziale necessario per adeguare le strutture dei data center agli standard richiesti dall’AI, che includono GPU all’avanguardia, backup energetici e ambienti a basso contenuto di polvere. Tuttavia, restare ancorati esclusivamente al settore crypto potrebbe diventare, per i miner, una strada insostenibile. David Materazzi, CEO della piattaforma di trading Galileo FX, mette in guardia contro il pericolo dell’inazione: “L’unico rischio reale è rimanere fermi, osservando i concorrenti diversificarsi e perdendo di vista le opportunità.”