In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta rapidamente trasformando il panorama informativo, la recente causa legale intentata da News Corp contro Perplexity AI ha sollevato un polverone di polemiche. Il titolo di questo articolo potrebbe suonare come una battuta: “Perplexity: Quando l’AI si Scontra con il Muro del Copyright”. Ma dietro l’ironia si cela una questione seria che potrebbe ridefinire le regole del gioco per i media e le tecnologie emergenti.

La causa, presentata dalla Wall Street Journal e dal New York Post, accusa Perplexity di aver utilizzato contenuti protetti da copyright per alimentare il proprio motore di ricerca AI, sottraendo così traffico ai siti dei publisher. Secondo la denuncia, Perplexity avrebbe “copiato in modo massiccio” articoli e notizie, generando risposte che non solo riassumono, ma a volte replicano integralmente i contenuti originali.

Perplexity, sostenuta da nomi illustri come Nvidia e Jeff Bezos, ha risposto affermando che il ricorso legale è “fondamentalmente miope e autolesionista”, sottolineando come la tecnologia AI possa effettivamente collaborare con i media piuttosto che competere con essi.

Le accuse mosse contro Perplexity non si limitano all’uso improprio dei contenuti. I publisher sostengono anche che l’AI ha danneggiato i loro marchi attribuendo informazioni errate a pubblicazioni rispettabili. In un caso specifico, è stato riferito che Perplexity avrebbe fornito un’intera notizia del New York Post in risposta a una richiesta degli utenti.

Inoltre, la causa richiede non solo danni monetari fino a $150.000 per violazione, ma anche la distruzione di qualsiasi database contenente i loro contenuti[2][5]. Questo approccio aggressivo da parte di News Corp evidenzia una crescente tensione tra le aziende tecnologiche e i media tradizionali, in un contesto in cui entrambi cercano di navigare le acque tumultuose dell’informazione digitale.

Perplexity ha dichiarato che le sue pratiche sono sempre state trasparenti e che fornisce citazioni delle fonti sopra le risposte generate. L’azienda ha anche sottolineato che è aperta a collaborazioni con le case editrici per sviluppare modelli di condivisione dei ricavi[1][4]. “Non stiamo andando da nessuna parte,” ha affermato la società, esprimendo fiducia nella propria posizione legale e nella capacità di continuare a innovare nel settore della ricerca online.

Questa causa rappresenta solo uno dei tanti conflitti legali tra editori e aziende AI. Negli ultimi anni, diversi editori hanno intentato cause contro giganti come Microsoft e OpenAI per simili accuse di violazione del copyright. Con l’evoluzione delle tecnologie AI, sarà cruciale trovare un equilibrio tra l’uso delle informazioni pubbliche e la protezione dei diritti d’autore.

Perplexity cerca di affermarsi come un attore chiave nel mercato della ricerca online, la battaglia legale con News Corp mette in luce le sfide etiche e legali che l’industria deve affrontare. L’ironia del titolo riflette una realtà complessa: in un mondo dove i confini tra creatività e tecnologia si sfumano, chi detiene veramente il diritto d’autore?