E’ in corso il G7 Difesa a Napoli, presieduto dal Ministro Crosetto in occasione del quale le delegazioni – composte oltre che dai Ministri della Difesa, anche dal segretario generale della Nato Mark Rutte e dall’Alto rappresentante dell’Unione Europa per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – si confronteranno sui principali conflitti e sulle aree di instabilità a livello globale: oltre alla guerra in Ucraina, sul tavolo anche la situazione in Medioriente, in particolare all’indomani della morte del capo di Hamas Yahya Sinwar e gli equilibri nel continente africano e nella regione dell’Indo-Pacifico.

Si tratta di un appuntamento di particolare rilievo perché per la prima volta nella storia del G7 è stata prevista una riunione ministeriale dedicata alla difesa: una decisione assunta dalla Presidenza italiana del G7 “per promuovere il ruolo del G7 quale efficace forum di consultazione anche per individuare un approccio condiviso a tematiche di carattere politico-militare“.

Ho fortemente voluto il G7 difesa perché trovavo surreale che si parlasse di tutto tranne che di difesa in un momento storico come questo” le parole del Ministro della Difesa Guido Crosetto che ha sottolineato poi come la proposta sia stata immediatamente accettata dai partner e abbia ottenuto il consenso del Canada, Paese a cui l’Italia passerà la presidenza del G7 alla fine di quest’anno, nel proseguire gli incontri.

Tra i temi in discussione, oltre ai conflitti attualmente in corso, verranno affrontate anche le questioni relative alle guerre ibride e alla cyber sicurezza. Sono temi di straordinaria attualità perché tutti i Paesi sono costantemente sotto attacco da questo punto di vista anche se la stragrande maggioranza delle persone non ha la corretta percezione del fenomeno e della sua gravità.

La guerra ibrida è una strategia che combina tattiche convenzionali e non convenzionali per raggiungere obiettivi militari, politici, economici e sociali. Questa forma di guerra utilizza una combinazione di mezzi militari tradizionali, operazioni irregolari, propaganda, disinformazione, attacchi informatici e altre tecniche non convenzionali sfruttando tecnologie avanzate – inclusi i social media e le piattaforme online – per influenzare l’opinione pubblici e destabilizzare i governi. L’obiettivo è quello di indebolire il PAese oggetto di attacco su vari fronti e simultaneamente, inclusi l’economia, la stabilità politica e la coesione sociale.

Sono attività che non si limitano alla sola disinformazione ma che vengono spesso associate ad attacchi veri e propri, con l’obiettivo di compromettere, danneggiare o distruggere sistemi informatici, reti, e infrastrutture critiche tramite l’uso di tecnologie informatiche. Malware, phising, DDos (Distributed Denial of Service), ransomware, attacchi zero-day devono essere inquadrati come minacce alla sicurezza nazionale tanto più che le azioni possono essere difficili da attribuire a un attore specifico, creando incertezza e complicando la risposta sia dei singoli Paesi sotto attacco che a livello internazionale.

Ricordando che per quasi 50 anni, il G7 – nato in risposta alla crisi energetica del 1973 – si è riunito per affrontare sfide geopolitiche, sociali ed economiche di importanza globale, il Ministro Crosetto ha voluto sottolineare in apertura dei lavori come la sicurezza sia alla base delle società, costituendo la condizione necessaria per lo sviluppo economico, sociale e politico, aggiungendo che il legame che unisce i Paesi del G7 “è solido e si basa su valori comuni di libertà e sulla fiducia incondizionata nel diritto internazionale“.

Considerato da questo punto di vista quindi, la disinformazione, le tecnologie emergenti, l’utilizzo di strumenti avanzati di AI, i conflitti ibridi e i temi legati alla cyber sicurezza richiedono sforzi e iniziative comuni, sui quali i Paesi del G7 debbono necessariamente collaborare promuovendo la collaborazione e la cooperazione industriale a tutti i settori, anche in quelli ad alta tecnologia.


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