Non solo rinnovabili, ma anche idrogeno e nucleare. Il governo Meloni sta preparando un decreto legge sull’ambiente che cambia le priorità del Paese in materia di transizione energetica. I progetti prioritari sull’energia non saranno più soltanto eolico, solare e idroelettrico, ma tutti quelli che permettono di conseguire gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione e che sono sostenibili economicamente.

Al decreto legge sta lavorando il ministero dell’Ambiente della Sicurezza Energetica di Gilberto Pichetto Fratin.

Al momento, il decreto legislativo 152 del 2006 sull’ambiente indica come progetti prioritari per la transizione energetica del Paese quelli relativi a fonti rinnovabili.

La bozza di decreto legge cambia invece questa impostazione: diventano prioritari tutti i progetti che contribuiscono agli obiettivi di decarbonizzazione del Piano Nazionale dell’Energia e i relativi investimenti in ambito Pnrr, che siano sostenibili tecnicamente ed economicamente.

Il provvedimento traduce in legge il principio di neutralità tecnologica caro non solo al Governo ma anche ad ampia parte dell’imprenditoria italiana. Per la transizione quindi, non importa la tecnologia, contano i risultati e la fattibilità.

Va precisato però che il decreto legge non dimenta le rinnovabili. Vengono definiti prioritari i rifacimenti degli impianti eolici e solari esistenti, e i nuovi impianti solari su terra di almeno 50 Megawatt ed eolici su terra di almeno 70 Mw. Tuttavia a questi vengono aggiunti esplicitamente gli impianti per l’idrogeno verde. Per tutti questi progetti, vengono previste corsie preferenziali.

Il decreto blocca invece nuovi permessi di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Italia, tranne quelli basati su ricerche già autorizzate, e quelli finalizzati al “gas release” (la fornitura di metano a prezzi calmierati alle aziende energivore).

Il decreto non parla di nucleare, che il governo Meloni vuole riportare in Italia, ma la definizione è sufficientemente ampia per includere anche quello.

Proprio qualche giorno fa, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, in occasione dell’Assemblea annuale, ha detto “siamo convinti che il ritorno al nucleare sia strategico” e ha aggiunto che “se cominciassimo oggi, ci vorrebbero almeno 12 anni per poterlo utilizzare. Non possiamo perdere altro tempo”.

Condividendo questa preoccupazione, il ministro Pichetto Fratin ha specificato che il Ministero dell’Ambiente si è già mosso per tempo, avendo istituito la piattaforma per il nucleare e messo in moto gli studi per preparare, assieme al professor Guzzetta, il quadro giuridico per ritornare ad usare questa tecnologia su cui l’iter legislativo per le nuove regole dovrebbe essere avviato già entro la fine dell’anno.


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