Quella di oggi è un’Europa debole, schiacciata da giganti come gli Stati Uniti e la Cina, e se vuole tornare competitiva deve “riorientare profondamente i suoi sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione” e la “rotta” per farlo “è quella tracciata da Mario Draghi, nel suo autorevole report presentato a Bruxelles”. Sono le parole pronunciate da Presidente Sergio Mattarella durante l’ultimo meeting del Cotec (un’organismo internazionale che coinvolge Italia, Spagna e Portogallo, nato con l’obiettivo di promuovere la ricerca e l’innovazione tecnologica al fine di  migliorare la competitività dei rispettivi Paesi) che si è svolto a Las Palmas de Gran Canaria, che ha dedicato la sua sessione al “sovranismo tecnologico”.

Sergio Mattarella ha aperto il suo intervento proprio lodando il Rapporto Draghi sulla Competitività, senza tuttavia entrare nel merito delle polemiche interne alla nuova Commissione presieduta da Ursula von der Leyen per gli importanti investimenti necessari alla sua realizzazione, sottolineando tuttavia che “il divario di produttività tra Unione Europea, Stati Uniti e Cina” da imputare “principalmente al settore tecnologico” è diventato ormai “insostenibile”.

Il Capo dello Stato invita quindi i Paesi del vecchio Continente ad affrontare il problema del divario tecnologico “sollecitando il sistema industriale europeo a innovare, per essere resiliente e competitivo“.

L’Europa, secondo Mattarella, deve spingere sull’acceleratore, attuando misure che consentano di promuovere la sua capacità industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico e, in questa rincorsa, nel tentativo di riposizionarsi nei settori chiave dell’evoluzione, l’Ue “deve poter competere a parità di condizioni e si impone, in questo senso, la capacità di dar vita a campioni europei, espressione di sovranità condivisa”.

Da questo punto di vista quindi, la “sovranità tecnologica” oggetto della sessione dei lavori del Cotec, “non significa chiusura, arroccamento o protezionismo, atteggiamenti che finirebbero per indebolire e marginalizzare ulteriormente l’Europa, gli Stati dell’Unione Europea” precisa Mattarella. Al contrario, è un cantiere in cui “potenziare la ricerca, per affrontare con coraggio la transizione digitale, cogliendo i vantaggi della intelligenza artificiale nella gestione dei cambiamenti epocali che essa produce e che, quindi, ci possa permettere di non dipendere esclusivamente da Stati Uniti e Cina”.

Un discorso che vale per lo spazio, per mettere in orbita i satelliti, così come nella costruzione dei microprocessori, per le materie prime strategiche così come per l’Intelligenza Artificiale e infine, anche per quello che attiene alla difesa e alla sicurezza europea.

Per far questo però, osserva il Capo dello Stato, “serve anche la volontà politica dell’Europa che deve spingere sull’acceleratore, attuando misure che consentano di promuovere la sua capacità industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico”.

Occorre quindi essere presenti nelle filiere tecnologiche di frontiera, “perché l’Unione Europea è debole nelle tecnologie emergenti che guideranno la crescita futura” continua Mattarella che fa poi osservare come solo quattro delle cinquanta aziende tecnologiche più importanti al mondo siano europee.

Ma come fare per colmare questo divario di innovazione? Servono “risorse“, investimenti a 360 gradi, a partire dal basso, dalla scuola alla ricerca, stanziando fondi per i sistemi educativi. Un’azione urgente soprattutto per l’Italia dove, sottolinea Mattarella “permane un significativo deficit di istruzione nell’ambito delle lauree Stem, oltre a intese che assicurino l’approvvigionamento delle materie prime indispensabili per la produzione delle nuove tecnologie“.

D’altra parte, conclude Mattarella, dalla corsa all’allunaggio degli anni Sessanta alla sfida per il controllo dell’Intelligenza Artificiale dei giorni, una componente rilevante del rapporto tra gli Stati è proprio la supremazia tecnologica. E se è vero che il trasferimento delle tecnologie tra Paesi è sempre stato un segno di fiducia e condivisione di crescita, è anche vero che nell’attuale contesto economico e geopolitico, l’Europa deve poter competere a parità di condizioni con Stati Uniti e Cina e, da questo punto di vista, si impone, così come indicato nel Rapporto Draghi, la capacità di dar vita a campioni europei nelle tecnologie innovative.


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