Se l’energia è stato uno dei temi trainanti della 50^ edizione del Forum, altrettanto lo sono state le riflessioni sui temi della digitalizzazione e dell’innovazione per sostenere la competitività del sistema Paese, atteso che, i Paesi che investono di più in ricerca e sviluppo crescono maggiormente e sono più competitivi.

Esiste, inoltre, una forte correlazione tra digitalizzazione delle aziende e capacità di generare innovazione. Sono queste le evidenze emerse dallo studio “Italia 5.0: le competenze del futuro per lo sviluppo dell’innovazione nell’epoca dell’intelligenza artificiale in Italia e in Ue“, di Teha Group e Philip Morris Italia.

Lo studio rileva come l’Italia sia una potenza agricola e manifatturiera. Le Pmi sono centrali nel tessuto economico europeo ed italiano, rappresentando il 97% del totale delle imprese in Europa e il 98% in Italia.

Per questo è necessario creare un Piano Nazionale dedicato alla Digitalizzazione delle Pmi e in particolare delle filiere manifatturiere e agricole, al fine di rendere l’adozione delle nuove tecnologie più accessibile.

L’obiettivo è quello di digitalizzare almeno 126 mila Pmi per raggiungere il target Ue fissato nel Digital Compass. In questo senso il piano transizione 5.0 rappresenta un passo importante. Tra gli elementi dello studio, è emerso anche il ruolo centrale delle grandi aziende per guidare un processo di digitalizzazione, innovazione e sostenibilità.

Non basta però intervenire solo sulle Pmi. INfatti, per raggiungere gli obiettivi fissati dal Digital Compass 2030 dell’Unione europea, che mira a colmare le lacune tecnologiche degli Stati membri, l’Italia deve compiere un’operazione di alfabetizzazione digitale di 15 milioni di persone.

Il numero è inferiore solo a quello della Germania, che deve coinvolgere 17,3 milioni di cittadini. Al 34% degli italiani, rispetto al target dell’80%, mancano competenze digitali, contro il 27,8% della Germania.

Serve inoltre aumentare gli sforzi nella formazione in ingresso, in particolare aumentando di 137 mila unità le iscrizioni ai corsi Ict. Infatti l’Italia è l’unico Paese in Europa con meno di uno studente in discipline Ict ogni mille abitanti. Sarebbero necessari, inoltre, anche 87 mila ingegneri e 140 mila iscritti agli Its.

Le competenze sono la chiave, soprattutto per cogliere i benefici dell’Intelligenza Artificiale: il Paese è in ritardo, serve un Piano Marshall delle competenze” è stato il commento di chiusura alla presentazione dello studio da parte di Valerio De Molli, amministratore delegato di Teha Group.


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