Il Mistero dell’Arresto di Pavel Durov

Nella calda serata di sabato, l’aeroporto di Le Bourget, vicino a Parigi, si trasformò in un palcoscenico di tensione e mistero. Pavel Durov, il fondatore di Telegram, scese dal suo jet privato, ignaro che la sua vita stava per prendere una piega drammatica.

Accompagnato dalla sua guardia del corpo e da una donna ( Yulia Vavilova?), Durov fu immediatamente circondato dai gendarmi della Gendarmeria aeroportuale.

Il patrimonio netto di Durov stimato da Bloomberg in oltre 9 miliardi di $. Cittadinanza in Francia e negli Emirati Arabi Uniti, secondo Telegram.

Un mandato di cattura, (in allegato) emesso dalle autorità francesi, pendeva su di lui, accusato di aver permesso, attraverso la sua piattaforma, lo svolgimento di attività criminali, inclusi reati contro i minori e traffico di droga.

Questo arresto avvenne nell’ambito di un’indagine giudiziaria avviata l’8 luglio 2024, a seguito di un’inchiesta preliminare condotta dalla sezione J3 (lotta contro la cybercriminalità – JUNALCO) del tribunale di Parigi.


(Telegram utilizza un protocollo di crittografia proprietario, noto come MTProto, che ha sollevato preoccupazioni tra esperti di sicurezza e autorità governative. Poiché Telegram non utilizza una crittografia end-to-end per impostazione predefinita in tutte le chat (solo nelle “Secret Chats”), le autorità potrebbero considerarlo non sufficientemente trasparente o sicuro secondo gli standard internazionali.)


L’indagine avviata con diversi capi di imputazione, tra cui:

  • Complicità nella gestione di una piattaforma online per facilitare transazioni illegali in banda organizzata.
  • Rifiuto di comunicare alle autorità competenti le informazioni necessarie per le intercettazioni autorizzate.
  • Complicità nella detenzione, diffusione e offerta di immagini pedopornografiche in banda organizzata.
  • Complicità nel traffico di sostanze stupefacenti.
  • Fornitura senza motivo legittimo di strumenti per l’accesso non autorizzato a sistemi automatizzati di trattamento dati.
  • Complicità in frodi organizzate.
  • Associazione a delinquere finalizzata alla commissione di crimini o delitti punibili con almeno cinque anni di reclusione.
  • Riciclaggio di proventi derivati da crimini o delitti in banda organizzata.
  • Fornitura di servizi di crittografia senza dichiarazione conforme alle norme.
  • Importazione e utilizzo di strumenti di crittografia senza le necessarie autorizzazioni.

Questa complessa vicenda coinvolse anche il Centro di lotta contro le criminalità digitali (C3N) e l’Ufficio nazionale antifrode (ONAF) per proseguire le indagini​(2024-08-26 – CP TELEGRA…).

Telegram, la piattaforma di messaggistica che Durov aveva costruito con passione, si affrettò a difendere il suo CEO. “Durov non ha nulla da nascondere”, affermò la società, sottolineando che la moderazione della piattaforma era conforme agli standard del settore e in continuo miglioramento.

“È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma”, aggiunse. Tuttavia, la polizia francese riteneva che la mancanza di moderazione fosse una complicità nei crimini che avvenivano sotto il velo della crittografia.

L’arresto di Durov scatenò una tempesta di reazioni online. Elon Musk, CEO dell’app di social media X, twittò in difesa di Durov, citando un chatbot di xAI e affermando che l’arresto rappresentava un attacco alla libertà di espressione.

Chris Pavlovski, CEO di Rumble, denunciò l’azione della Francia come un “superamento di una linea rossa”, promettendo di combattere per la libertà di espressione.

Edward Snowden, il noto whistleblower, si unì al coro, definendo l’arresto un attacco ai diritti umani fondamentali.

In Russia, la reazione fu altrettanto intensa. Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri, si chiese se la Russia avrebbe chiesto il rilascio di Durov o se si sarebbe “morsa la lingua”.

Il parlamentare russo Butina affermo’ che l’arresto di Durov significa che la libertà di parola è “morta” in Europa.

Le autorità russe, in contatto con il legale di Durov, accusarono la Francia di rifiutare la cooperazione e di non garantire i diritti del loro cittadino.

Mentre il caso Durov si sviluppava, il mercato delle criptovalute subì un colpo. Toncoin, il token di The Open Network collegato a Telegram, scese di oltre il 20% subito dopo l’arresto, sebbene successivamente recuperasse leggermente.

Questo rifletteva la crescente preoccupazione per le implicazioni legali e reputazionali che l’arresto di Durov avrebbe potuto avere sul futuro della piattaforma.

Le domande sul perché Durov fosse stato arrestato e le reali motivazioni dietro l’azione delle autorità francesi rimasero senza risposta.

Alcuni speculavano che Durov avesse cercato di incontrare Vladimir Putin a Baku, ma fosse stato rifiutato, alimentando le teorie di un complotto più ampio.

La situazione si complicava ulteriormente con l’ipotesi che Telegram, essendo l’unico messenger utilizzato attivamente dall’esercito russo, potesse ora essere sotto il controllo dell’Occidente.

L’arresto di Pavel Durov non era solo un episodio isolato, ma un evento che metteva in discussione le relazioni internazionali, la libertà di espressione e il futuro della comunicazione digitale.

In un mondo sempre più interconnesso, ogni mossa sembrava avere ripercussioni ben oltre le mura dell’aeroporto parigino.

A differenza di dirigenti di altre piattaforme digitali come Mark Zuckerberg di Meta, Elon Musk di X, Shou Chew di TikTok e Sundar Pichai di Alphabet Durov è riuscito a evitare perlo più l’attenzione del pubblico.

Il periodo di custodia di Durov è stato prorogato fino al 25 agosto da un giudice istruttore e potrà durare fino a 96 ore fino al 28 agosto.


Le preoccupazioni riguardanti Telegram e la crittografia risalgono a diversi anni fa. Telegram è stato lanciato nel 2013, e sin dai primi tempi, il suo approccio alla crittografia e alla privacy ha sollevato discussioni e dibattiti.

Dal 2014-2015: Già dal 2014-2015, Telegram ha iniziato ad attirare l’attenzione delle autorità di diversi paesi per il suo utilizzo da parte di gruppi criminali e per il suo rifiuto di collaborare con le richieste governative di accesso ai dati degli utenti. Durante questi anni, alcuni governi, come la Russia e l’Iran, hanno cercato di bloccare Telegram o di obbligare l’azienda a condividere le chiavi di crittografia, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale.

2017-2018: Intorno a questo periodo, i governi di diversi paesi hanno intensificato i loro sforzi per regolamentare l’uso della crittografia, chiedendo a piattaforme come Telegram di conformarsi a normative più rigide. In Russia, ad esempio, nel 2018, Telegram è stato temporaneamente bloccato per non aver consegnato le chiavi di crittografia al servizio di sicurezza FSB, in conformità con la legge Yarovaya del 2016.

(2019-2023): Telegram ha continuato a essere sotto osservazione in vari paesi, in particolare in quelli con normative severe sulla crittografia e la sicurezza dei dati. Tuttavia, con l’aumento delle minacce di crimini informatici, la pressione su Telegram è cresciuta ulteriormente, portando a una maggiore attenzione delle autorità su come la piattaforma gestisce la crittografia e la privacy.