Le recenti rivelazioni riguardanti l’accesso delle entità cinesi a tecnologie avanzate statunitensi tramite servizi cloud evidenziano un problema di sicurezza nazionale di portata significativa.

Secondo un rapporto di Reuters, alcune entità legate al governo cinese stanno utilizzando piattaforme di cloud computing offerte da giganti come Amazon Web Services (AWS) per accedere a chip avanzati e a capacità di intelligenza artificiale che altrimenti non potrebbero ottenere a causa delle rigide restrizioni alle esportazioni imposte dagli Stati Uniti.

Queste restrizioni, progettate per limitare l’accesso della Cina a tecnologie avanzate utilizzabili anche in ambito militare, sembrano essere aggirate attraverso l’utilizzo di servizi cloud, che attualmente non sono regolamentati allo stesso modo delle esportazioni dirette di prodotti e software.

Il problema risiede nel fatto che, pur rispettando formalmente le leggi statunitensi, l’accesso a tecnologie avanzate tramite il cloud non rientra nelle attuali normative. Le restrizioni in vigore regolano solo l’esportazione fisica di prodotti, software o tecnologia, ma non considerano l’accesso remoto a queste risorse tramite piattaforme di cloud computing. Questo vuoto normativo è stato sfruttato da diverse entità cinesi, tra cui università e istituti di ricerca, che, attraverso intermediari, sono riuscite a ottenere l’accesso a tecnologie statunitensi avanzate.

Ad esempio, la Shenzhen University ha speso circa 200.000 yuan per un account AWS che le ha permesso di accedere a server cloud alimentati dai chip Nvidia A100 e H100, strumenti di calcolo altamente avanzati e fondamentali per lo sviluppo di progetti di intelligenza artificiale. Questo accesso è stato ottenuto tramite un intermediario cinese, Yunda Technology Ltd Co., evitando così una violazione diretta delle leggi statunitensi. Allo stesso modo, il Zhejiang Lab, un altro istituto di ricerca cinese, ha tentato di acquistare servizi cloud AWS per alimentare il proprio modello di linguaggio di grandi dimensioni, GeoGPT, un progetto che necessitava di una potenza di calcolo superiore a quella offerta dal colosso tecnologico cinese Alibaba.

Questi esempi sottolineano la vulnerabilità delle attuali normative statunitensi, che non riescono a impedire l’accesso indiretto della Cina a tecnologie strategiche. Oltre ad Amazon, anche Microsoft è stata coinvolta in queste attività. La Sichuan University, per esempio, ha acquistato 40 milioni di token Microsoft Azure OpenAI tramite un intermediario per sviluppare una piattaforma di intelligenza artificiale generativa. Questo dimostra che la Cina non si limita a cercare accesso a singole tecnologie, ma punta a sviluppare intere infrastrutture basate su tecnologie avanzate statunitensi, nonostante le restrizioni in vigore.

Di fronte a questa situazione, è evidente la necessità di una revisione delle normative attuali. Michael McCaul, presidente del Comitato per gli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, ha espresso preoccupazione per questa scappatoia, sottolineando che il problema è noto da anni ma che non è stato ancora affrontato in modo efficace. Una proposta di legge è stata presentata al Congresso per conferire al Dipartimento del Commercio il potere di regolamentare l’accesso remoto a tecnologie sensibili tramite il cloud, ma rimane incerto se e quando questo disegno di legge verrà approvato.

La chiusura di questo varco normativo è cruciale per garantire che le tecnologie avanzate degli Stati Uniti non finiscano nelle mani sbagliate. In un contesto geopolitico sempre più complesso, dove la tecnologia gioca un ruolo chiave nel determinare la supremazia economica e militare, è fondamentale che le leggi siano aggiornate per riflettere le nuove realtà della guerra tecnologica. Solo così sarà possibile proteggere gli interessi strategici degli Stati Uniti e prevenire che avversari come la Cina possano sfruttare le vulnerabilità del sistema per rafforzare le proprie capacità militari e tecnologiche.”**