Mentre io e Felix ce la spassiamo a Girona con un bel Vermouth in mano e un piatto di churros caldi, il mondo continua a girare come una trottola impazzita. Ma sai una cosa? Forse dovremmo rilassarci un po’ di più, godendoci la vista e lasciando che i numeri, le ferrovie bloccate e i cambi di strategia di Disney e Ford si arrangino da soli. Dopotutto, anche Oscar e Felix sanno che ogni tanto bisogna prendersi una pausa e godersi i piccoli piaceri della vita, come un buon aperitivo e qualche risata tra amici. La vita è troppo breve per preoccuparsi sempre dei numeri che non tornano e dei mercati che ballano, non trovi?

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Beh, ti dico io come la vedo io, alla Oscar Madison. Insomma, qui ci siamo di nuovo a parlare di questi numeri dell’occupazione americana, ed è come se qualcuno avesse fatto una di quelle grandi pulizie di primavera e buttato fuori 818.000 posti di lavoro da un giorno all’altro. Sì, hai capito bene, quasi un milione di posti andati a farsi friggere nei 12 mesi fino a marzo 2024. Ora, lo sappiamo tutti che il Bureau of Labor Statistics non è esattamente una macchina perfetta, ma 818.000 posti di lavoro? È come se Felix si fosse messo a pulire anche i numeri nel mio armadio!

Questi revisioni, che dovrebbero essere piccole aggiustatine, sono diventate una specie di bomba che ha fatto esplodere tutto. Certo, il BLS (Bureau of Labor Statistics) ha un lavoro difficile: prende qualche centinaio di migliaia di dati e poi prova a immaginarsi cosa succede in tutta l’economia. Ma poi quando arriva il momento di fare i conti veri e propri, magari tirano fuori altri 60 milioni di registri, e zac! Ecco che i numeri cambiano di nuovo. Come dire, magari alla fine Felix trova qualcosa che non avevamo visto durante la prima pulizia.

E poi che significa tutto questo? Beh, anche con la botta di ieri, il quadro generale non è così terribile. Invece di 250.000 nuovi posti di lavoro al mese, ne abbiamo avuti circa 185.000-200.000. Non è perfetto, ma è sufficiente per tenere la Fed impegnata con i suoi giochi di politica monetaria. Ma aspetta, che con il tasso di disoccupazione che cresce, potremmo vedere un taglio dei tassi già a settembre, e quando i mercati sentono parlare di tagli, iniziano a fare le capriole.

La Notizia: Ufficiale! Le principali compagnie di trasporto merci del Canada, Canadian Pacific Kansas City e Canadian National Railway, hanno chiuso le reti ferroviarie nel paese dopo il fallimento delle trattative contrattuali.

Poi c’è tutta questa faccenda della serrata sindacale in Canada, con le ferrovie che si fermano e mettono il 75% del traffico ferroviario merci fuori gioco. È come se Felix avesse chiuso l’acqua mentre io stavo facendo il bagno. E il conto per l’economia canadese? Una bella botta da 251 milioni di dollari al giorno. E non solo in Canada, perché un terzo di quel traffico arriva pure negli Stati Uniti.

Mentre io e Felix ce ne stiamo a Girona, sorseggiando un Vermouth con qualche churro caldo, ci arriva la notizia che Ford ha deciso di rivedere la sua strategia per i veicoli elettrici.

Sì, proprio così, hanno buttato nel cestino l’idea di un nuovo SUV elettrico per tornare alle care vecchie versioni ibride. A quanto pare, il business EV di Ford non sta portando i profitti sperati, con perdite previste tra i 5 e i 5,5 miliardi di dollari per il 2024.

E come se non bastasse, questo cambio di rotta potrebbe costare alla casa automobilistica di Detroit fino a 1,9 miliardi di dollari, inclusi 400 milioni per la svalutazione degli impianti di produzione di SUV.

Ah, e non aspettatevi il successore dell’F-150 Lightning tanto presto, perché anche quello è stato messo in pausa. Insomma, sembra che Ford stia cercando di capire come uscire da questo pasticcio, mentre noi ci godiamo la nostra pausa, felici di non dover prendere decisioni così complicate!

Per finire, Disney avrà il compito di trovare il prossimo capo supremo, il successore di Bob Iger. Nel team ci sono anche il presidente della Disney, Mark Parker, e altri nomi pesanti come Mary Barra, amministratore delegato di GM.

Questa mossa segna un bel passo avanti nel piano di successione, avviato lo scorso gennaio. Ricordiamo che Iger aveva lasciato Disney nel 2020, passando il testimone a Bob Chapek, solo per essere richiamato in azione nel novembre 2022.

Ecco, questa è la situazione, con i mercati che fanno la loro danza e noi che restiamo qui a cercare di non scivolare su una buccia di banana.

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