I principali indici azionari statunitensi hanno chiuso in rialzo mercoledì, nonostante una seduta altalenante che ha messo a dura prova i nervi degli investitori. Il rapporto di luglio sull’inflazione ha dato alla Federal Reserve un pretesto per iniziare a tagliare i tassi a settembre, ma ha anche lasciato tutti a chiedersi quanto audaci saranno davvero i banchieri centrali.

L’S&P 500 ha recuperato terreno con un +0,4% dopo una scivolata iniziale, mentre il Nasdaq Composite ha registrato un timido +0,1%. Intanto il Dow ha battuto un colpo con un +0,6%, trainato da American Express, per chiudere in rialzo per la quinta sessione consecutiva.

Sette settori dell’S&P 500 hanno chiuso in verde, con la finanza a guidare la carica, mentre tre hanno mostrato il cartellino rosso, capitanati dal gruppo Communication Services con un calo dello 0,9%. I materiali? Stagnanti come una palude d’agosto. Il rapporto sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) di luglio ha rivelato che tanto l’indice principale quanto quello di base hanno visto i loro incrementi annuali più modesti dal lontano 2021. Il CPI principale è fermo a un dignitoso 2,9%, mentre su base mensile entrambi i dati hanno centrato il +0,2% previsto, il che sembra aver tranquillizzato – ma non troppo – il mercato.

Il quasi-ribasso del Nasdaq riflette la crescente ansia per il rischio. “I titoli ad alta crescita tendono a essere i più volatili in tempi di incertezza economica,” ha commentato Daniel Jones di Crude Value Insights, con la calma di chi è abituato a navigare in acque agitate. “L’aumento degli altri indici? Probabilmente una risposta a qualche buona notizia, come l’inflazione dei titoli che ha toccato il 3%, come previsto dagli analisti,” ha aggiunto con un pizzico di sarcasmo.

Nel mercato dei future sui fondi federali, i trader hanno frenato le aspettative di un taglio dei tassi di 50 punti base a settembre, riducendole al 36% dal 53% di martedì e dal 69% di una settimana fa. Ma, come ci ricordano Sarah House e Michael Pugliese di Wells Fargo, la decisione è ancora in bilico, appesa al filo dei dati sull’occupazione e all’ennesimo rapporto CPI di agosto.

Nel frattempo, il mercato obbligazionario ha visto il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni scendere di un insignificante punto base al 3,84%, mentre quello dei titoli a 2 anni è salito al 3,97%. E per chi pensava che le cose non potessero complicarsi di più, ecco che Kellanova ha guadagnato un robusto +7,7% grazie all’acquisizione di Pringles da parte di Mars per la modica cifra di 35,9 miliardi di dollari in contanti. Dall’altra parte, Brinker International ha visto un tonfo del 10,7% dopo un deludente report sugli utili, mentre Cardinal Health ha colto tutti di sorpresa con un +5,1%, superando le aspettative di Wall Street e alzando le previsioni sugli utili per l’anno fiscale 2025.

Insomma, una giornata di gloria per alcuni, di dolore per altri, ma per tutti l’ennesima dimostrazione che il mercato azionario non smette mai di tenere tutti sulle spine.