Polemica in casa RCS. E’ di qualche giorno fa la notizia che RCS Media Group ha firmato un accordo di collaborazione strategica con Open AI per sviluppare applicazioni innovative basate sull’Intelligenza Artificiale. Tuttavia il Cdr del Corriere della Sera lamenta di non essere stato informato preventivamente dell’accordo e di aver chiesto un incontro urgente con l’editore e il blocco dell’iniziativa.

Sul tema è intervenuta oggi anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana che in una nota dichiara di apprendere “con preoccupazione la decisione di Rcs Mediagroup di chiedere un tavolo al Cdr del Corriere della Sera con l’obiettivo ‘di realizzare un codice di condotta e di stabilire le regole per introdurre le nuove tecnologie generative al Corriere della Sera‘”.

La mossa dell’azienda” continua la nota del sindacato dei giornalisti “arriva dopo la firma di un accordo con OpenAI, la società che ha creato ChatGPT, per la sperimentazione di un’assistenza virtuale al lettore attraverso una ‘chat’ che era stata presentata come ‘una sorta di bussola grazie alla quale i lettori del quotidiano possono ricercare articoli, accedere a ulteriori contenuti informativi e agli archivi del quotidiano, ricevere suggerimenti e ottenere sintesi dei principali articoli del giorno’“.

Si teme in pratica che l’AI venga utilizzata per sostituire il lavoro dei giornalisti. Una battaglia di retroguardia?

Il tema è indubbiamente complesso. Se da un lato è vero che l’articolo 42 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico prevede la preventiva consultazione del Cdr per l’introduzione di ogni innovazione tecnologica (il Cdr del Corriere della Sera lamenta che questo non sia avvenuto) è anche vero però che l’Intelligenza Artificiale può rappresentare uno straordinario strumento di aiuto e supporto per il lavoro giornalistico.

A solo titolo di esempio potremmo citare una serie di attività di supporto come la ricerca e la raccolta di informazioni, l’analisi dei dati, la sintesi dei testi, la traduzione dei testi da lingue diverse, l’identificazione di tendenze e pattern e tanto altro ancora.

Secondo la FNSI gli interventi sui testi debbono essere riservati alla sola redazione secondo le specifiche competenze, qualifiche, mansioni e responsabilità, ma questo non è assolutamente in contrasto con l’attività di aiuto e supporto all’attività giornalistica che i sistemi di AI possono dare. Quand’anche si parlasse di scrittura, l’AI può dare un valido supporto ad esempio nel suggerire frasi e parole chiave in ottica Seo che nell’attuale mondo digitale sono essenziali per favorire poi l’indicizzazione degli articoli.

In tutto questo poi, a garanzia dei lettori e dei giornalisti, si può correttamente stabilire, ma questo rientra nel dialogo tra le parti, che nessun contenuto venga pubblicato se non prima verificato da un redattore o da una redattrice.

La preoccupazione della Fnsi va però oltre, nel momento in cui afferma che il tema dell’introduzione dell’AI nelle redazioni “non è solo sindacale: c’è in gioco anche la qualità dell’informazione”. Un uso massiccio dell’AIsecondo la Federazione “può portare a un’omologazione del prodotto informativo, violando l’articolo 42 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico che finalizza l’utilizzazione di ogni supporto tecnologico da parte delle redazioni allo sviluppo del pluralismo e al miglioramento della qualità dell’informazione”.

L’uso dell’AI non è tuttavia necessariamente sinonimo di omologazione. L’Intelligenza Artificiale può infatti aiutare a identificare e a valorizzare le diverse voci e le diverse prospettive, permettendo ai giornalisti di creare contenuti più diversificati e più rappresentativi, così come può aiutare a monitorare e a contrastare le tendenze di omologazione, garantendo la diversità e la pluralità delle voci.

Occorre poi tenere presente che l’articolo 42 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico è stato scritto prima dell’avvento dell’AI e che non tiene quindi conto delle nuove tecnologie e delle loro potenzialità. L’uso dell’AI nelle redazioni dovrebbe essere valutato e utilizzato in modo responsabile e controllato, coinvolgendo sia i giornalisti che le organizzazioni professionali nella sua gestione per garantire che vengano rispettati i principi del pluralismo e della diversità delle voci, senza necessariamente ricorrere a posizioni luddiste.

Abbiamo già visto come il non aver colto per tempo la rivoluzione digitale dell’avvento di internet e delle sue potenzialità abbia causato una perdita per gli editori a vantaggio dei grandi gruppi tecnologici.

Non commettiamo lo stesso errore.

Dobbiamo tenere presente che l’Intelligenza Artificiale non è un sostituto dei giornalisti, ma un strumento che può aiutare (se ben gestito ed utilizzato) a migliorare la qualità dell’informazione e il pluralismo.


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