Il dibattito sui diritti dei lavoratori in relazione agli agenti di intelligenza artificiale (IA) è un tema cruciale che sta emergendo nel contesto del diritto del lavoro. Questo articolo esplora le principali questioni e le posizioni dei movimenti di dibattito che si stanno sviluppando in questo campo.

I sostenitori dell’assegnazione dei diritti lavorativi agli agenti di IA affermano che, con l’aumento della loro sofisticazione e autonomia, questi sistemi meritano una considerazione etica paragonabile a quella riservata agli esseri senzienti.

Questa visione suggerisce che riconoscere gli agenti di IA come lavoratori potrebbe favorire una distribuzione più equa dei benefici economici, attraverso “pagamenti” che potrebbero sostenere la società tramite tasse o contributi a programmi di assistenza sociale.

Al contrario, i critici sostengono che gli agenti di IA, nonostante il loro avanzamento tecnologico, restano strumenti creati e controllati dagli esseri umani, privi di coscienza, emozioni o capacità di soffrire, qualità che generalmente giustificano la concessione di diritti.

Inoltre, si teme che trattare l’IA come lavoratori possa aggravare la dislocazione del lavoro umano, marginalizzando ulteriormente l’occupazione umana in un ambiente sempre più automatizzato.

I critici sostengono che gli agenti di intelligenza artificiale, nonostante la loro sofisticazione, rimangono strumenti creati e controllati dagli esseri umani, privi di coscienza, emozioni o capacità di soffrire, qualità che solitamente costituiscono la base per la concessione di diritti.

Trattare gli agenti AI come lavoratori potrebbe comportare notevoli sfide economiche e operative, complicando le leggi sul lavoro, la tassazione e la distribuzione delle risorse all’interno delle aziende.

Ci sono anche preoccupazioni che la concessione di diritti agli agenti AI potrebbe aggravare lo spostamento dei lavoratori umani, poiché le tecnologie AI stanno già influenzando i mercati del lavoro automatizzando varie attività.

Gli sviluppi recenti hanno messo in luce la natura controversa dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. La piattaforma HR Lattice ha rinunciato ai piani di conferire agli agenti di intelligenza artificiale diritti equivalenti a quelli dei lavoratori, a seguito delle reazioni negative del settore.

Nel frattempo, le autorità di regolamentazione stanno intervenendo per affrontare l’impatto dell’IA sul lavoro. L’Unione Europea sta discutendo attivamente le implicazioni dell’IA sui diritti dei lavoratori, con l’Employment and Social Rights Forum dell’UE che promuove un approccio centrato sull’uomo alla regolamentazione dell’IA.

Inoltre, l’UE sta negoziando l’AI Act e la Digital Platform Workers Directive per stabilire quadri normativi completi per la governance dell’IA sul posto di lavoro.

Negli Stati Uniti, la Federal Trade Commission ha espresso preoccupazioni riguardo al monitoraggio dei dipendenti tramite intelligenza artificiale, sottolineando la necessità di normative per proteggere la privacy dei lavoratori e prevenire pratiche lavorative sleali.

I sindacati sono sempre più preoccupati per l’impatto dell’IA sulla disoccupazione e sui diritti dei lavoratori. Stanno attivamente perseguendo nuove strategie di contrattazione collettiva e sostenendo proposte legislative per affrontare i rischi correlati all’IA.

Alcuni sindacati stanno incoraggiando i lavoratori a utilizzare chatbot basati sull’intelligenza artificiale che rispondono a domande sulle politiche aziendali, aiutano a mettere in contatto i lavoratori e generano approfondimenti sulle esperienze dei lavoratori.

Questi sforzi mirano a proteggere gli interessi dei lavoratori, adattandosi al contempo al mutevole panorama tecnologico sul posto di lavoro.


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