I leader delle principali religioni mondiali si sono riuniti ad Hiroshima per firmare la “Rome Call for AI Ethics”, sottolineando l’importanza che lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale sia guidato da principi etici per garantire che i progressi di questa nuova tecnologia siano messi al servizio del bene dell’umanità.

Il documento, nel quale si chiede che “”l’innovazione digitale e il progresso tecnologico siano al servizio dell’ingegno e della creatività umana, preservando e rispettando al tempo stesso la dignità di ogni singolo individuo e del nostro pianeta” è stato firmato originariamente a Roma il 28 febbraio 2020 dalla Pontificia Accademia per la Vita, dal Governo italiano e dalla FAO – a cui sono poi aggiunte aziende come Microsoft e Cisco – è stato poi sottoscritto nel 2023 dai leader delle religioni abramitiche (Cristianesimo, Islam e Ebraismo) e a inizio 2024 anche dalla Chiesa Anglicana.

All’incontro multireligioso “AI Ethics for Peace”, apertosi il 9 e conclusosi il 10 luglio a Hiroshima, hanno partecipato oltre 150 delegati di 13 diverse nazioni, in rappresentanza di 11 religioni, tra cui buddhismo, induismo, zoroastrismo e Bahá’í.

I partecipanti alla”AI Ethics for Peace” a Hiroshima, Giappone.

Tutte le religioni sono chiamate a lavorare assieme per il bene dell’umanità che abita questo pianeta, e per la salvaguardia del pianeta stesso, casa comune di ogni essere vivente. Questo riguarda ogni aspetto della nostra vita, e quindi anche ogni nuovo strumento che il progresso tecnologico ci mette a disposizione” sono le parole con le quali Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha aperto l’evento all’International Conference Center di Hiroshima, promosso da Religions for Peace Japan, dall’Abu Dhabi Forum for Peace degli Emirati Arabi Uniti e dalla Commissione per le relazioni interreligiose del Gran Rabbinato di Israele oltre che dalla stessa Pontificia Accademia per la Vita.

La nostra missione, come Religions for Peace Japan, è quella di fornire sostegno e guida agli sforzi per migliorare l’uguaglianza e il rispetto reciproco per gli individui e le istituzioni in tutta la società, sulla base dei nostri obiettivi spirituali comuni” è stata la dichiarazione del monaco buddista Yoshiharu Tomatsu, presidente di Religions for Peace Japan.

Shaykh Abdallah Bin Bayyah, musulmano, presidente del Forum per la Pace di Abu Dhabi e presidente del Consiglio degli Emirati Arabi Uniti per la Fatwa, ha sottolineato la necessità di “cooperazione, solidarietà e lavoro comune” come condizione per poter “affrontare gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, in cui si mescolano interessi, danni e benefici, per garantire che i suoi sistemi e prodotti non siano solo tecnicamente avanzati ma anche moralmente validi”.

Come persone di fede, abbiamo la responsabilità unica di infondere nella nostra ricerca sull’IA chiarezza morale e integrità etica” ha concluso il rabbino Eliezer Simha Weisz, membro della Commissione del Gran Rabbinato d’Israele per le relazioni interreligiose, facendo notare come l’Intelligenza Artificiale possa essere utilizzata per far progredire “la ricerca medica, migliorare l’accesso all’istruzione e affrontare le sfide della società con un rinnovato senso di scopo e convinzione”.

La riunione di Hiroshima per la firma della “Rome Call for AI Ethics” è un evento da non sottovalutare. L’adesione di tanti leader religiosi di diverse fedi sottolinea non solo l’importanza universale di garantire che l’innovazione tecnologica sia guidata da principi etici, ma anche che si possono individuare, pur nelle mille sfaccettature culturali, sociali e religiose, dei principi etici condivisi a livello globale che passano in primis per i rispetto della dignità umana e, più in generale, per la protezione del nostro pianeta.

Le voci unite dei rappresentanti di Cristianesimo, Islam, Ebraismo, Buddhismo, Induismo e altre religioni hanno lanciato un forte messaggio di cooperazione e responsabilità morale. Tutti hanno evidenziato come l’Intelligenza Artificiale possa essere un potente strumento per il bene comune, se sviluppata e utilizzata con saggezza e partecipazione, in un contesto in cui la tecnologia è chiamata a servire l’umanità, migliorando la qualità della vita e promuovendo la giustizia sociale.


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