Google ha recentemente pubblicato il suo rapporto ambientale annuale per il 2024, offrendo uno sguardo approfondito sugli sforzi dell’azienda per affrontare le sfide ambientali. Tuttavia, il rapporto presenta una lacuna significativa: la mancanza di informazioni dettagliate sui costi energetici effettivi delle operazioni di intelligenza artificiale (IA) di Google.

Mancanza di trasparenza sui consumi energetici dell’IA

Sebbene il rapporto evidenzi gli sforzi di sostenibilità di Google, come il rifornimento idrico e l’utilizzo dell’IA per la conservazione ambientale, evita di fornire dati specifici sul consumo energetico delle attività di IA dell’azienda. Questa mancanza di trasparenza solleva preoccupazioni sulla reale responsabilità ambientale di Google.

I dati disponibili indicano che l’IA sta avendo un impatto significativo sulle emissioni di Google. Secondo il rapporto, le emissioni di gas serra dell’azienda sono aumentate del 48% dal 2019, con il consumo energetico dei data center e le emissioni della catena di approvvigionamento identificati come i principali fattori trainanti. Questo aumento mette a dura prova gli ambiziosi obiettivi di Google di raggiungere le emissioni nette zero entro il 2030.

Limiti delle iniziative di efficienza energetica

Google afferma di aver investito in iniziative per migliorare l’efficienza energetica dei suoi data center e delle sue infrastrutture per l’IA, come lo sviluppo di unità server personalizzate per l’IA. Tuttavia, senza dati specifici sull’impatto di queste iniziative, rimane incerto se tali sforzi siano in grado di compensare la crescente domanda di energia dell’IA.

Google minimizza l’impatto energetico dei suoi data center, affermando che rappresentano solo lo 0,1% del consumo globale, ma non fornisce dettagli specifici sull’energia utilizzata dall’IA. Inoltre, nonostante l’impegno a zero emissioni entro il 2030, le emissioni sono aumentate del 13% annuo dal 2020, evidenziando le difficoltà nel ridurre le emissioni dovute alla crescente domanda energetica dell’IA. Google evita di specificare l’impatto esatto dell’IA sui suoi costi energetici, sollevando dubbi sulla trasparenza delle sue dichiarazioni.

Inoltre, le proiezioni indicano che la domanda di energia dei data center e dell’IA continuerà a crescere in modo significativo nei prossimi anni . Questo sottolinea la necessità per Google di affrontare in modo più trasparente e proattivo l’impatto ambientale della sua IA.

Google ha implementato un programma di rifornimento idrico per compensare l’acqua utilizzata nelle sue strutture, con l’obiettivo di raggiungere un saldo positivo netto attraverso il finanziamento di progetti globali di ripristino dei bacini idrografici e gestione dell’irrigazione, riuscendo a reintegrare il 18% dell’acqua utilizzata nelle sue attività​ ​. Questo sforzo è visto come un passo significativo verso la sostenibilità.

Dall’altro lato, vi sono critiche riguardo alla trasparenza e alla gestione del consumo energetico legato all’IA. Nonostante Google affermi che il machine learning rappresenti meno del 15% del consumo energetico dei suoi data center, vi è una mancanza di chiarezza su quanto specificamente questo impatti il consumo totale di risorse​​. Alcuni critici sottolineano il problema del paradosso di Jevons, dove migliorare l’efficienza energetica può portare a un aumento complessivo del consumo di risorse​.

Inoltre, l’uso intensivo di acqua per raffreddare i data center è stato evidenziato come un problema significativo, soprattutto in aree soggette a siccità. Studi recenti stimano che i data center di Google negli Stati Uniti abbiano utilizzato circa 12,7 miliardi di litri di acqua nel 2021, una cifra considerevole che sottolinea la necessità di strategie più efficaci per ridurre il consumo di acqua​ ​.

Necessità di una maggiore responsabilità e trasparenza

Per essere un vero leader nella sostenibilità ambientale, Google dovrebbe fornire una rendicontazione chiara e completa sui consumi energetici associati alle sue attività di IA. Questo includerebbe la separazione dei dati relativi all’IA dal consumo energetico generale dei data center, consentendo una valutazione più accurata dell’impronta ecologica dell’IA dell’azienda .

Inoltre, Google dovrebbe dare priorità a pratiche di IA sostenibili, investendo nella ricerca per sviluppare algoritmi e hardware più efficienti dal punto di vista energetico. Questo aiuterebbe a mitigare l’impatto ambientale delle sue operazioni di IA e stabilire uno standard per uno sviluppo di IA sostenibile nell’industria tecnologica.

Sebbene il rapporto ambientale di Google fornisca informazioni preziose sui suoi sforzi di sostenibilità, la mancanza di dati dettagliati sui consumi energetici dell’IA rappresenta una lacuna significativa. Per essere un vero leader nella responsabilità ambientale, Google dovrebbe affrontare questa lacuna attraverso una maggiore trasparenza e un impegno per pratiche di IA più sostenibili.

Google recentamente e’ stato criticato dal Center for Countering Digital Hate (CCDH), il quale ha rivelato come Google permetta il greenwashing delle grandi compagnie petrolifere. In questo nuovo rapporto, il CCDH mostra che quasi la metà dei 23,7 milioni di dollari spesi in annunci di ricerca Google da parte delle compagnie petrolifere e del gas negli ultimi due anni ha mirato a termini legati alla sostenibilità ambientale. Ad esempio, hanno acquistato termini di ricerca come “eco-friendly” per promuovere messaggi volti a far sembrare le loro attività più verdi e sostenibili di quanto fossero realmente. Le cinque aziende analizzate nel rapporto sono: ExxonMobil, British Petroleum (BP), Chevron, Shell e Aramco. A voi le conclusioni.

Il problema del consumo energetico e idrico dei data center non riguarda solo Google, ma anche altre grandi aziende tecnologiche come Microsoft, Amazon Web Services (AWS) e altre che gestiscono infrastrutture cloud su vasta scala.

Microsoft

Microsoft ha affrontato critiche simili riguardo al consumo di risorse dei suoi data center. Ad esempio, uno studio ha stimato che l’addestramento del modello GPT-3 nei data center di Microsoft ha consumato circa 700.000 litri di acqua. Microsoft, come Google, si impegna a raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2030, ma deve ancora affrontare le sfide legate alla crescente domanda energetica dell’IA e alle relative emissioni.

Amazon Web Services (AWS)

AWS, il più grande fornitore di servizi cloud al mondo, non è immune a queste preoccupazioni. Anche AWS ha implementato programmi per migliorare l’efficienza energetica e ridurre l’impatto ambientale, ma il suo enorme volume di operazioni significa che il consumo di energia e acqua rimane elevato. AWS ha investito in energie rinnovabili e in tecnologie per migliorare l’efficienza dei suoi data center, ma la crescente domanda di servizi cloud e IA continua a esercitare una pressione significativa sulle risorse.

Altre aziende

Anche altre grandi aziende tecnologiche, come Facebook (Meta) e Apple, stanno affrontando sfide simili. Queste aziende stanno investendo in energie rinnovabili e in tecnologie di raffreddamento più efficienti, ma l’espansione delle loro infrastrutture cloud comporta inevitabilmente un aumento del consumo energetico e idrico.

Il problema del consumo energetico e idrico dei data center è quindi un problema condiviso da tutto il settore tecnologico. Le grandi aziende stanno lavorando per migliorare l’efficienza e ridurre l’impatto ambientale, ma la rapidità con cui cresce la domanda di servizi basati su cloud e IA rende questa una sfida continua. La trasparenza nelle dichiarazioni e l’impegno concreto verso soluzioni sostenibili sono cruciali per affrontare queste problematiche in modo efficace e responsabile.