Benvenuti all’intervista in cui esploreremo il tema dell’intelligenza artificiale e della sua applicazione nel contesto militare, alla luce delle riflessioni del Generale Giancotti nel suo libro Guerre di macchine: Intelligenza artificiale tra etica ed efficacia scritto da Fernando Giancotti, Rosanna Fanni e Mariarosaria Taddeo.

Questo testo esplora l’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) nel contesto militare, concentrandosi sulle esigenze operative e strategiche. L’IA è considerata in prospettiva uno “Strategic Game Changer“, che sta già influenzando il panorama militare internazionale. Il libro, primo in italiano per lingua e focus, esamina quanto accade nel settore e la necessità di regolare queste nuove tecnologie in modo equilibrato tra spinte etiche e funzionali.

I tre autori portano prospettive diverse:

Rosanna Fanni è specializzata in politica internazionale della tecnologia e dell’IA, con esperienza nelle istituzioni internazionali.
Fernando Giancotti è un Generale di Squadra Aerea (riserva) e professore universitario, con una vasta esperienza nei comandi operativi e nell’innovazione.
Mariarosaria Taddeo è una professoressa di Etica del Digitale e Tecnologie per la difesa presso l’Università di Oxford e l’Alan Turing Institute di Londra.

Intervistatore: Benvenuto con noi Generale Giancotti e grazie per aver accettato questa intervista. Abbiamo letto il suo ultimo libro che offre una visione approfondita sull’intersezione tra IA, etica e mondo militare, e rappresenta una lettura interessante per chi è appassionato di questi temi.  Iniziamo subito con una questione molto attuale: come sta influenzando l’intelligenza artificiale (IA) le operazioni militari?

Generale Giancotti: Grazie a voi per l’invito. Come abbiamo discusso nel nostro ultimo libro Guerre di Macchine , l’intelligenza artificiale sta progressivamente entrando nel mondo delle operazioni militari. Sebbene non abbia ancora avuto un impatto estremamente significativo, sta comunque influenzando diversi ambiti strategici, in particolare i processi decisionali.

Intervistatore: Può spiegare meglio come l’IA sta influenzando il decision-making nelle operazioni militari?

Generale Giancotti: Certamente. Il ciclo di targeting, vale a dire il processo sistematico utilizzato nelle operazioni militari per selezionare e attaccare obiettivi nemici è fondamentale per creare effetti strategici ed è oggi uno degli ambiti più influenzati dall’IA.

Quando parlo di effetti, mi riferisco non solo a quelli cinetici, quelli derivanti dall’uso diretto della forza (come la distruzione fisica di obiettivi) ma a un approccio più ampio che considera tutte le capacità che si possono sviluppare per ottenere risultati strategici, inclusi quelli informativi-psicologici-economici-sociali-diplomatici e politici.

L’utilizzo dell’IA in questo ambito, anche se relativamente recente, mostra già un impatto significativo. A questo proposito ultimamente abbiamo visto l’IA usata in modo estensivo in Ucraina, a Gaza e contro gli Houthi. Le operazioni militari oggi più che mai coinvolgono sistemi complessi e non lineari con molte componenti interconnesse.

L’applicazione dell’IA a livello strategico, operativo e tattico può aiutare i leader militari a comprendere e navigare questa complessità, se supportata da una cultura adeguata. Concetti come la teoria del caos, i loop di feedback e “l’effetto farfalla” possono fornire spunti per comprendere come piccole azioni possono avere impatti significativi sul campo di battaglia.

Intervistatore: Quindi, il ciclo di targeting è cruciale. Come vede l’evoluzione dell’IA nelle operazioni militari nel prossimo futuro?

Generale Giancotti:  Il ciclo di targeting è davvero fondamentale. Senza di esso, le operazioni militari non hanno la stessa efficacia. E’ anche molto importante che esso sia in linea con le norme del Diritto Internazionale Umanitario, per motivi etici legati ai nostri valori e alla nostra identità, ma anche per motivi funzionali e di responsabilità.

Attualmente, si stanno sviluppando molti sistemi con IA integrata. Data la rapidità con cui la tecnologia avanza, è prevedibile che l’uso dell’IA diventerà massiccio nel prossimo futuro.  Non possiamo stabilire con precisione quando e in quale misura, ma ritengo che vi sarà una rivoluzione negli affari militari legata all’IA, come già accaduto in passato con altre tecnologie.

Intervistatore: Nel libro parlate di una “rivoluzione degli affari militari” (RAM). Cosa intendete esattamente?

Generale Giancotti:  Parliamo di una trasformazione radicale nel modo e nell’efficacia  delle operazioni militari. Questa rivoluzione, tuttavia, non dipende solo dal cambiamento tecnologico e in particolare dall’IA.

Il progresso tecnologico e lo sviluppo di nuovi sistemi militari sono necessari ma non sufficienti. Servono anche innovazione operativa e cambiamento organizzativo. Senza questi altri due elementi, la rivoluzione non scatta e l’efficacia rimane limitata.

Intervistatore:  Può fare un esempio concreto di come innovazione operativa e cambiamento organizzativo siano cruciali?

Generale Giancotti:  Un esempio che ho vissuto personalmente è il programma Squadra 4.0, mirato a rendere la preparazione, il comando e il controllo delle Forze Aeree più agile, proattivo e veloce, anche attraverso una trasformazione digitale.

Quello si è configurato come un vero e proprio programma di innovazione operativa, che ha prodotto nuovi processi e nuove capacità operative in tempi molto brevi, oltre a  un cambiamento culturale che coinvolge le persone e trasforma l’organizzazione per renderla congrua all’innovazione operativa prodotta e alle nuove tecnologie integrate nei sistemi. 

Questa trasformazione culturale è essenziale per garantire che l’innovazione operativa e le nuove tecnologie integrate nei sistemi siano effettivamente adottate e utilizzate in modo efficace.

Intervistatore:  Quindi, non basta integrare l’IA nei sistemi esistenti per ottenere risultati straordinari?

Generale Giancotti: Esatto! Non possiamo semplicemente inserire l’IA in un sistema vecchio e aspettarci risultati straordinari. Questo è un errore che abbiamo già vissuto con la digitalizzazione nel mondo del lavoro.

È indispensabile un cambiamento culturale e organizzativo per sfruttare appieno il potenziale delle nuove tecnologie. Non basta semplicemente aggiungere nuove tecnologie a sistemi e processi obsoleti e aspettarsi miglioramenti significativi.

È necessario un approccio olistico che comprenda vari aspetti, tra cui la cultura organizzativa, la formazione del personale, l’aggiornamento delle infrastrutture e la ridefinizione dei processi operativi.

Intervistatore:  Cosa pensa del ruolo dell’Italia in questo contesto?

Generale Giancotti:  L’Italia sta iniziando a muoversi in questa direzione. Recentemente, il governo ha posto l’IA a un livello di priorità elevato.

È significativo che al G7 italiano ci sia stata una dichiarazione sull’IA. La difesa italiana sta iniziando a integrare queste tecnologie, ma è ancora un processo nelle fasi iniziali.

E’ necessaria una strategia per l’integrazione dell’IA nella difesa attraverso progetti pilota, modernizzazione delle infrastrutture, formazione del personale e robusta cyber sicurezza. Tuttavia, la trasformazione richiede un cambiamento culturale, investimenti significativi e una rapida adattabilità per affrontare le sfide tecnologiche emergenti.

Intervistatore: Quali sono le sfide etiche legate all’uso dell’IA in ambito militare?

Generale Giancotti:  Le sfide etiche sono molto significative. Nella società civile, abbiamo visto un grande dibattito sull’IA e una legislazione rilevante come quella delle AI Act.

Nel campo militare, le implicazioni etiche sono ancora più critiche perché la posta in gioco è molto alta. La lesione della privacy, i bias e discriminazioni di vario genere sono problematiche rilevanti, ma in ambito militare sono in gioco vite umane e grande sofferenza. Quindi, serve una maggiore attenzione all’etica per lo sviluppo dell’IA militare.

Intervistatore: Come si può garantire un uso etico dell’IA in ambito militare?

Generale Giancotti:  L’integrazione dell’IA deve essere accompagnata da linee guida etiche e regolamentazioni rigorose, promuovendo trasparenza e cooperazione internazionale per prevenire abusi e garantire stabilità.

È necessario un approccio sistemico che coinvolga tutti gli stakeholders. Bisogna creare comunità di pensiero che supporti la complessità di questi temi e promuova una cultura adeguata. È fondamentale che vi sia un forte engagement anche con gli stakeholder esterni alla difesa per affrontare queste sfide in modo efficace.

Intervistatore: Infine, facendo riferimento ai concetti che emergono dal vostro libro, cosa ci può dire sulle teorie della complessità e del caos in relazione al pensiero strategico come quelle di David Alberts e Richard Hayes autori di “Power to the Edge” e “Understanding Command and Control”.

Generale Giancotti:  Le teorie della complessità e del caos giocano un ruolo centrale nel pensiero strategico. I sistemi complessi sono caratterizzati dalla loro natura adattiva, dinamica ed evolutiva, con dinamiche che possono stabilizzarsi o generare disordine. Nel contesto attuale, si osservano  dinamiche molto rapide e intese nei sistemi globali, che spesso portano a un aumento del disordine anziché a una stabilità prevedibile.

Per affrontare efficacemente queste sfide, è necessaria una rivoluzione cognitiva, in particolare  nel pensiero strategico, su cui occorre investire molto di più. L’integrazione dell’intelligenza artificiale (AI) può abilitare un salto di qualità significativo, consentendo di analizzare e rispondere in tempo reale alle complessità e alle dinamiche non lineari degli ambienti operativi.

L’AI può migliorare la capacità di previsione, ottimizzare le risposte alle emergenze e supportare decisioni rapide e informate. In questo senso, essa potrebbe contribuire ad evitare errori strategici ed escalation non necessarie che innescano o esacerbano i conflitti.

L’integrazione dell’IA può migliorare dunque la capacità di prevenire conflitti, gestire crisi internazionali con maggiore efficienza e precisione, e facilitare la diplomazia basata sui dati per promuovere la pace e la stabilità globale. In questo modo, l’uso responsabile dell’IA non solo protegge, ma anche costruisce ponti tra le nazioni, contribuendo a un mondo più sicuro per tutti.

Concludo proprio con  un augurio di pace, che rifletta sull’importanza di utilizzare l’intelligenza artificiale in modo positivo, come auspicato dal Papa al recente G7. Nella sfera militare strategica, ciò significa adottare l’IA per rafforzare la sicurezza internazionale attraverso modalità di difesa avanzate e collaborative.

Intervistatore: La ringrazio Generale, in effetti, l’intelligenza artificiale offre un potenziale significativo per rafforzare le capacità di difesa e migliorare la gestione delle crisi. Pensare strategicamente all’uso dell’IA non solo come strumento militare, ma anche come mezzo per facilitare la cooperazione internazionale, è fondamentale per affrontare le sfide globali in modo efficace.