Si è tenuta nei giorni scorsi a Roma la tavola rotonda – organizzata dalla Prof.ssa Tiziana Catarci e coordinata dalla Dott.ssa Daniela Carla’, con il supporto di SIpEIA e Noi Rete Donne – in occasione della quale si è discusso di come l’Intelligenza Artificiale influisca sul lavoro delle donne. In occasione dell’evento, che si è svolto nell’Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale Antonio Ruberti, si sono poi analizzati i rischi e le opportunità dell’AI nel mercato del lavoro.
La rivoluzione digitale rappresenta uno dei fenomeni più trasformativi della nostra epoca, con un impatto profondo sul mercato del lavoro.
La maggior parte degli studi suggerisce che questa rivoluzione creerà più posti di lavoro di quanti ne distruggerà. Tuttavia, è fondamentale comprendere quali tipologie di lavori verranno persi, quali saranno riconvertiti e chi potrà accedere alle nuove opportunità di impiego da una prospettiva di genere.
Questo tema è di grande rilevanza poiché, nonostante la maggior parte degli studi concorda sul fatto che la rivoluzione digitale creerà più posti di lavoro di quanti ne distruggerà, è cruciale comprendere quali tipologie di lavori verranno persi e quali saranno riconvertiti.
È fondamentale anche identificare chi potrà accedere alle nuove opportunità di impiego da una prospettiva di genere, analizzando se esistono differenze di rischio e opportunità legate al genere.
Il punto non è se ci piace o no, o se siamo d’accordo o contrari. Il punto è quali strumenti usiamo per governare il presente.
L’intelligenza artificiale fa parte della nostra vita attuale. È un’opportunità o una minaccia? Dipende. Ci sono entrambe le possibilità, tutto dipende da come ci muoviamo.
Questo impegno coinvolge tutti i soggetti sociali e istituzionali, oltre a tutte le discipline. La scelta dell’ingegneria non è casuale, così come il coinvolgimento di giuristi e filosofi.
Le sfide richiedono consapevolezza e strumenti adeguati. Non siamo noi i decisori, ognuno deve dare il proprio contributo. Ci costituiamo come osservatorio, uno dei tanti, per comprendere che riguarda tutti i settori, tutte le imprese, indipendentemente dalle dimensioni, e anche il lavoro pubblico
L’impatto della rivoluzione digitale sull’occupazione
Creazione e perdita di posti di lavoro
L’automazione e l’intelligenza artificiale (IA) promettono di rivoluzionare il mondo del lavoro, sostituendo alcune professioni e trasformandone altre. Secondo una ricerca, l’IA potrebbe eliminare 200.000 posti di lavoro, soprattutto nei settori che coinvolgono compiti ripetitivi e di basso impatto aggiunto come il customer care, attività di segreteria e back office.
Nei prossimi 4-5 anni, circa un milione di lavoratori andrà in pensione, offrendo l’opportunità per ridefinire la pubblica amministrazione del futuro. In questo contesto, c’è anche una straordinaria opportunità da cogliere: la valorizzazione del contributo femminile.
Riconversione dei lavori
La riconversione dei lavoratori sarà essenziale per evitare la disoccupazione di massa. Tuttavia, esiste un problema: l’Intelligenza Artificiale si basa sui dati inseriti nelle macchine e questi dati riflettono la predominanza maschile nei team di sviluppo dell’AI. Ad esempio, quando si chiede all’AI di creare un’immagine di un team di manager, nella stragrande maggioranza dei casi, il risultato è una raffigurazione nella quale sono presenti solo uomini. Questo accade perché i dati di base sono influenzati da una diversificazione di genere. Pertanto, è essenziale assicurarsi che i dati siano corretti e trasparenti e che tutti siano rappresentati sin dalla fase dell’addestramento della progettazione di tali modelli.
L’Intelligenza Artificiale può migliorare notevolmente la nostra capacità lavorativa, permettendoci di fare molte più cose in meno tempo. Tuttavia, per utilizzarla come strumento decisionale, dobbiamo comprendere bene i dati e gli algoritmi che la compongono. Questo è fondamentale per garantire che l’AI non perpetui pregiudizi.
Molti parlano di Intelligenza Artificiale e il Governo italiano ha recentemente approvato un Ddl sul tema rincorrendo una evoluzione tecnologica senza precedenti. Si deve integrare l’AI nelle organizzazioni, non solo per sostituire software obsoleti o lavori ripetitivi, ma anche nell’uso quotidiano a supporto della classe dirigente e per promuovere l’occupazione femminile, fondamentale per la parità di genere.
Attualmente, nei concorsi pubblici accedono più donne che uomini, ma il problema si presenta nelle nomine non basate su concorsi pubblici, come per esempio la carica di presidente. Questi problemi non riguardano nello specifico l’Intelligenza Artificiale ma altre questioni ben note.
Il pubblico impiego non si sente minacciato, ma alcuni studi suggeriscono che tutti i lavoratori sono consapevoli del fatto che l’Intelligenza Artificiale cambierà tutto.
L’intelligenza artificiale riguarda tutti, non solo le attività direttamente interessate, ed è un motore di trasformazione generale. Il governo ha ricevuto la delega dal Parlamento per attuare la disciplina dell’Unione Europea, questa è la vera sfida per l’Unione Europea.
A differenza di altri Paesi, l’Europa deve fare un grande sforzo, anche in termini di regolamentazione, ma soprattutto di consapevolezza. Questa consapevolezza può prendere molte strade, non solo quella della regolamentazione.
Disparità di genere e nuove opportunità
Accesso alle nuove opportunità
L’accesso alle nuove opportunità lavorative non sarà uniforme e potrebbe variare significativamente in base al genere. Attualmente, le donne sono sottorappresentate nelle discipline STEM (il termine utilizzato per indicare le discipline scientifico tecnologiche, scienza, tecnologia, engineering e matematica), che sono le più richieste nel nuovo mercato del lavoro. Solo il 25% dei docenti e ricercatori in informatica e il 20% in ingegneria industriale sono donne .
Minacce e criticità (fondazione Ernst & Young)
L’automazione rischia di colpire più duramente le professioni tradizionalmente occupate dalle donne, come quelle nel settore dei servizi e delle vendite. Questo potrebbe aggravare ulteriormente il già basso tasso di occupazione femminile in Italia, attualmente al 53,4%, ben al di sotto della media europea del 65,7% .
Tuttavia, ci sono potenziali soluzioni: le donne e i giovani NEET (Not in Education, Employment or Training, ovvero persone che non studiano, non lavorano e non sono in cerca di occupazione) sono circa 2 milioni e potrebbero colmare questo gap.
Nel settore STEM, solo una minoranza degli iscritti e dei professionisti è donna: il 75% dei docenti e ricercatori in informatica e l’80% in ingegneria industriale sono uomini.
Una ricerca dell’United Nations Development Program, chiamata “Reproducing Inequality”, ha documentato come l’AI mostri bias contro le donne nelle discipline STEM.
Lo studio predittivo, che ha utilizzato tecniche di Intelligenza Artificiale e machine learning, ha raccolto dati tramite workshop con esperti e un chatbot diffuso a un pubblico più ampio. Ha permesso di costruire un modello predittivo che fornisce previsioni sul mercato del lavoro fino al 2030 per 793 professioni catalogate dall’ISTAT.
Il modello stima una crescita della domanda di lavoro, ma soprattutto una trasformazione delle competenze richieste. Circa l’80% dei profili lavorativi analizzati necessiterà di nuove competenze rispetto a quelle attuali. Questo creerà problemi di allineamento tra domanda e offerta di lavoro.
Lo studio non offre soluzioni definitive, ma evidenzia la necessità di adattarsi rapidamente alle evoluzioni tecnologiche. Attualmente, gli studi universitari non riescono a tenere il passo con il mercato del lavoro, causando un disallineamento iniziale per i nuovi laureati. Inoltre, le competenze di chi già lavora dovranno essere aggiornate per evitare l’esclusione dal mercato.
Durante l’evento si è anche analizzata una mappa di rischio e opportunità per i diversi profili professionali. Le professioni a basso rischio sono quelle con qualifiche più elevate, mentre quelle a bassa qualifica sono risultate le più vulnerabili.
Le prime professioni a essere sostituite dalla tecnologia avanzata, come quella rappresentata dall’Intelligenza Artificiale, saranno quelle del customer care e di segreteria. Al contrario, le professioni ad alto potenziale, oggi occupate da poche persone, sono ancora ricercate dal mercato del lavoro.
Le donne, sono impiegate principalmente in settori a rischio di perdita di lavoro. Questo è preoccupante perché l’occupazione femminile è già inferiore alla media europea, e molte donne rischiano di perdere il lavoro.
È una questione che richiede riflessione, poiché non riguarda solo le donne, ma l’economia del nostro Paese.
Non abbiamo abbastanza persone formate per i lavori richiesti dal mercato, il che rallenta lo sviluppo della società. La problematica va vista come una questione di sviluppo nazionale, non solo di genere.
Inoltre, la crescente domanda di professioni di caring, attualmente svolte per lo più da donne, potrebbe essere bilanciata se anche gli uomini superassero i pregiudizi verso questo tipo di lavoro. In una società che invecchia, queste professioni saranno sempre più necessarie.
Bias di genere e Intelligenza Artificiale
Rischi di discriminazione algoritmica
L’Intelligenza Artificiale può perpetuare e amplificare i bias di genere se non viene progettata e utilizzata con attenzione. Gli algoritmi decisionali, se basati su dati storici che riflettono una predominanza maschile, possono discriminare le donne.
Soluzioni per mitigare i bias
Per evitare queste discriminazioni, è essenziale garantire la trasparenza degli algoritmi e la diversità nei team di sviluppo. Inoltre, è importante promuovere la formazione in ambito STEM tra le donne fin dalla scuola primaria e introdurre modelli di ruolo femminili nel settore tecnologico .
Opportunità offerte dall’AI per l’occupazione femminile
Flessibilità del lavoro a distanza
L’Intelligenza Artificiale offre anche opportunità significative per l’occupazione femminile, in particolare attraverso il lavoro a distanza. Questa modalità lavorativa, accelerata dalla pandemia di COVID-19, può aiutare le donne a conciliare meglio lavoro e responsabilità familiari. Tuttavia, è necessario affrontare i rischi associati, come la difficoltà di separare la vita personale da quella lavorativa e il fenomeno della “porosità del tempo” .
Gig Economy e parità salariale
La Gig Economy rappresenta un’altra opportunità, offrendo flessibilità e autonomia nella gestione del tempo di lavoro.
Questo è un problema, ma sarà necessario prepararsi a questo cambiamento e imparare nuove mansioni. Un altro problema sollevato durante il panel è la minore familiarità delle donne con le materie tecniche, un aspetto su cui si sta lavorando anche con il PNRR.
In Italia si sta infatti lavorando per promuovere una maggiore competenza STEM anche tra le donne, iniziando dalla scuola primaria. Questo include la promozione delle materie STEM e l’introduzione di role models.
Un’esempio e’ G for Greta, un progetto dove le ragazze hanno imparato a creare un’app. Questo progetto avvicina le ragazze alle materie STEM per dimostrare loro che possono farcela.
Il progetto è stato introdotto al liceo, ma maggiore efficacia potrebbe averla introducendolo prima, perché l’interesse per le materie STEM spesso scompare intorno ai 15 anni. Esistono molte tecniche didattiche, come l’apprendimento basato su problemi pratici, per far capire ai ragazzi che la matematica è parte di un progetto più ampio.
Molte professioni che richiedono competenze ibride sono all’attenzione dell’Accademia. Ci sono già numerosi percorsi interdisciplinari, come quello sull’Intelligenza Artificiale e filosofia, che sono state promosse.
Questi percorsi formano competenze creative, multitasking e organizzative, spesso associate alle donne. Tuttavia, il principale ostacolo è che le studentesse devono partecipare a questi corsi. Tutto sarà possibile solo se si promuove l’iniziativa tra le ragazze il prima possibile. La matematica è un altro strumento per ottenere questo risultato.
Tuttavia, esistono minacce concrete, come le discriminazioni algoritmiche nei luoghi di lavoro. Decisioni tradizionalmente prese da un datore di lavoro umano sono ora delegate a Intelligenze Artificiali e algoritmi. Questo ha portato a discriminazioni non solo di genere, ma anche razziali, di età, orientamento sessuale e sindacali. Un caso italiano ha mostrato come un algoritmo avesse discriminato sindacalmente.
Conclusione
La rivoluzione digitale presenta sia opportunità che minacce per il mercato del lavoro. È essenziale adottare un approccio proattivo per gestire questa transizione, garantendo che tutti, indipendentemente dal genere, possano accedere alle nuove opportunità lavorative.
La formazione continua, la trasparenza degli algoritmi e la promozione della diversità sono fondamentali per creare un mercato del lavoro inclusivo e equo.
La partecipazione delle donne all’addestramento dei sistemi ridurrà inevitabilmente il bias, dando loro un ruolo importante. Se questi sistemi diventeranno parte delle nostre abitudini, sarà un passo culturale significativo. La tecnologia, creata principalmente da uomini, includerà finalmente anche il contributo delle donne.
Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale e garantire una trasformazione positiva e sostenibile del mondo del lavoro.
IA e occupazione femminile: opportunità e minacce
L’incontro ha esplorato e possibilità e le sfide che l’IA presenta per l’occupazione delle donne, offrendo una piattaforma per la discussione e la riflessione su questi temi fondamentali.
Giovedì 20 giugno 2024, ore 17.00
Aula Magna
Dipartimento di Ingegneria Informatica
Automatica e Gestionale Antonio Ruberti
Via Ariosto, 25 – Roma
Introdotto da : Tiziana Catarci (Sapienza Università di Roma)
Coordinato da : Daniela Carlà (Noi Rete Donne)
Sono intervenuti :
Maria Cristina Cataudella (Università di Roma Tor Vergata)
Ines Crispini (Università della Calabria)
Tiziana Dell’Orto (EY Foundation)
Antonio Naddeo (ARAN)
Paolo Pennesi (INL)
Antonella Poggi (Sapienza Università di Roma)
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