Standard di interoperabilità nel settore sanitario: lavori in corso

L’ingegnere Francesco Martelli è un ricercatore presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) di Roma, Italia. Vanta una vasta e diversificata esperienza nel campo della ricerca scientifica e in vari settori, il che gli consente di analizzare i fenomeni da prospettive multiple.

HIMSS 24 RomaIntervistatore: Francesco Martelli, la ringrazio per aver accettato questa intervista. È un piacere discutere con lei sull’introduzione delle tecnologie innovative e della digitalizzazione nel settore sanitario. Cominciamo con il concetto di interoperabilità. Come lo descriverebbe e in che modo promuove l’innovazione?

Francesco Martelli: Grazie per l’invito. L’interoperabilità si declina in molte forme, ma in sostanza rappresenta la capacità di diversi sistemi di scambiare e utilizzare informazioni in modo sicuro ed efficace.

Nel contesto sanitario, questo implica che i dati del paziente fluiscano in sicurezza dal punto di origine (come una risonanza magnetica) al punto di utilizzo (il medico che l’ha prescritta).

Questo è cruciale per garantire una gestione efficiente delle informazioni sanitarie e offrire cure più consapevoli e tempestive ai pazienti. Tuttavia, come in tutti i processi di digitalizzazione, sono necessarie particolari attenzioni per gestire correttamente queste informazioni.

La buona digitalizzazione non è gratuita, e nelle fasi iniziali di ogni nuova implementazione, è indispensabile adottare numerose precauzioni.

Intervistatore: Sì, è vero. E come lei pensa che possiamo superare questi ostacoli? Ci sono soluzioni concrete che possono aiutare a migliorare l’interoperabilità?

Francesco Martelli: Certo, ci sono diverse soluzioni che possono aiutare. Ad esempio, l’adozione di standard come HL7, FHIR e DICOM può facilitare lo scambio di informazioni tra sistemi.Tuttavia penso che se dovessi indicare quello che per me è il fattore più importante in questo contesto indicherei la disponibilità di tempi adeguati.

La digitalizzazione in campo della sanità, ancora più che in altri contesti, richiede una lunga progettazione, prima ancora della sua realizzazione.

E fasi molto approfondite di test e verifica. Si tratta di sistemi estremamente complessi, e dai quali dipende la qualità delle cure.

E’ a volte difficile spiegarlo a chi, giustamente, vorrebbe vedere i risultati prima possibile, ma va considerato che realizzare un progetto di digitalizzazione nel contesto sanitario – fortemente regolato – è qualcosa di profondamente diverso dal realizzare un progetto digitale nel mondo consumer.

Intervistatore: Interessante. Lei ha citato la regolazione, ovvero le norme di legge che regolanoanche queste attività. Lei pensa che l’overregulation possa influire sulla gestione delle tecnologie innovative nel settore sanitario?

Francesco Martelli: Si, certo. I mondi della salute, dei farmaci, dei dispositivi medici sono sottoposti a regolamenti complessi e stringenti, come è giusto che sia. I cittadini europei beneficiano di un contesto regolatorio che è tra i più completi al mondo.

E ne beneficiano proprio perché questi regolamenti proteggono costantemente i nostri valori fondanti, come la sicurezza del paziente, la riservatezza dei suoi dati personali e sanitari e, in definitiva, le nostre libertà.

Tutto questo, tuttavia, ha un costo. Immettere prodotti, come i dispositivi medici, sul mercato europeo significa per qualunque fabbricante sottostare a tutta una serie di requisiti di sicurezza e qualità ai massimi livelli. Sono cose che non vengono gratis.

Con il passare del tempo ed il progredire delle tecnologie,che diventano sempre più complesse,anche questi regolamenti stanno – di pari passo – diventando sempre più articolati.

Intervistatore: Sta pensando all’AI Act?

Francesco Martelli: Anche, ma non solo. L’AI Act è il risultato di uno sforzo enorme da parte di persone veramente esperte, che per fortuna abbiamo.

Ma anche il risultato è anch’esso un gigante, anche solo in dimensioni. Questo potrebbe comportare delle difficoltà aggiuntive, ma dobbiamo avere del tempo per valutare in maniera compiuta se e quanto questo ritarderà l’adozione di nuove tecnologie.

Quello che è certo, è che se ad un certo punto si valuterà che l’AI Act (o altri regolamenti) portano ad uno sbilanciamento tra la protezione dei dati, della salute, dei diritti dei cittadini e la capacità di introdurre innovazione da parte delle imprese europee, allora nascerà l’esigenza di qualche revisione.

Intervistatore: Grazie per queste riflessioni, Francesco. Spero che queste idee possano aiutare a migliorare la gestione delle tecnologie innovative nel mondo della sanità.

Francesco Martelli: Sì, spero anch’io. È importante che tutti gli attori del settore sanitario lavorino insieme per superare gli ostacoli e sfruttare in maniera sempre più efficace sia le tecnologie emergenti che le informazioni sanitarie che già abbiamo.