ROMA – Quando ha segnato un decennio al vertice del potere (13 marzo 2013), era chiaro che sotto questo pontificato anticonformista, nulla sarebbe più stato lo stesso. La sua apertura, la sua passione per le riforme, il suo senso elettrico della possibilità, avevano catturato l’immaginazione del mondo e spinto l’istituzione che guida in acque inesplorate.

Era altrettanto chiaro, tuttavia, che questo affascinante papa avrebbe potuto scatenare energie che alla fine non sarà in grado di controllare.

Nonostante la sua enorme popolarità all’estero, il papa deve affrontare un nucleo determinato di opposizione interna sia da destra che da sinistra, lasciando la sua stessa istituzione lacerata, polarizzata e sempre più fragile. Un decennio di cambiamenti precedentemente impensabili ha distrutto vecchie certezze, creando un contesto in cui quasi tutto sembra possibile, compresi i risultati che l’uomo al vertice non intendeva né desiderava.

Questa potrebbe facilmente essere la descrizione di Papa Francesco in questo momento, mentre celebra il decimo anniversario della sua elezione al Soglio di Pietro.

Oggi sembra chiaro che Papa Francesco abbia enormi consensi al di fuori della Chiesa cattolica, ma un’opposizione sempre più sfrontata dall’interno. I nemici di Francesco provengono sia da una destra tradizionalista insoddisfatta della sua agenda progressista, sia da una sinistra impaziente e sempre più affamata di vera rivoluzione piuttosto che di semplici riforme.

Potentati finanziari, multinazionali, mafie, terroristi islamici, trafficanti di armi, prelati arraffoni, monsignori minacciati nel loro potere curiale, despoti avidi di ricchezze…

Francesco ha promosso una versione ecclesiastica della glasnost, sollevando vecchi tabù e incoraggiando un dibattito intenso su questioni precedentemente chiuse, dalla sensibilizzazione verso gay e lesbiche al ruolo delle donne nella chiesa, al clero sposato e questioni oltre. Anche lui ha lanciato un programma di decentramento, che ora va sotto la parola d’ordine “sinodalità”.

Francesco ha riabilitato figure emarginate sotto i papi precedenti (come i cardinali Walter Kasper Oscar Rodriguez Maradiaga) e ha invertito la rotta della Chiesa su questioni come la comunione ai cattolici divorziati risposati civilmente e la messa in latino.

La domanda ora è se riuscirà a tenere il genio nella bottiglia.

Francesco deve affrontare una forte ala destra all’interno del suo stesso sistema, compresa un’ampia fascia di dirigenti intermedi da cui dipende per governare, che temono che le cose stiano andando troppo oltre. Sebbene sia improbabile che tentino un vero colpo di stato, sono certamente inclini alla resistenza, attiva o passiva, a gran parte dell’agenda del papa.

Nel frattempo, deve anche affrontare una coorte crescente di liberali non disposti ad aspettare il permesso per attuare riforme ancora più radicali, forse in modo più evidente proprio adesso in parti dell’Europa occidentale come Germania e Belgio. Il recente voto dei vescovi tedeschi per autorizzare la benedizione delle unioni omosessuali, in aperto disprezzo delle direttive vaticane,

Certo, la Chiesa cattolica ha una forte capacità di resistenza, il cattolicesimo esiste da più di 2.000. Non importa quanto le contraddizioni sotto Francesco possano essere accentuate, è profondamente improbabile che la chiesa da lui guidata si dissolva semplicemente.

Tuttavia, la domanda rimane: la riforma moderata delineata da Francesco potrà durare, o le energie centrifughe di un’epoca profondamente polarizzata si dimostreranno così intense da rendere inevitabile una rottura?

Francesco è destinato a bere fino in fondo questo calice amaro, nel linguaggio dei Salmi? Oppure, data la resilienza relativamente maggiore del cattolicesimo e l’opportunità di imparare dall’esperienza, Francesco potrà riuscire lasciando dietro di sé un’istituzione rivitalizzata pronta ad affrontare le sue sfide con nuova energia e senso di scopo?

Quando Papa Francesco parlerà al G7 sull’intelligenza artificiale (AI), il mondo intero sarà in ascolto. Il leader spirituale della Chiesa cattolica romana ha già dimostrato di essere un pensatore progressista e rivoluzionario, e molti si aspettano che porti la stessa energia e passione alla discussione sull’AI.

In passato, ha espresso preoccupazione per l’impatto dell’AI sulla società, affermando che “la tecnologia non può essere neutrale” e che “dobbiamo garantire che l’intelligenza artificiale sia al servizio dell’umanità e non il contrario”.

Quando Papa Francesco parlerà al G7 sull’AI, ci si aspetta che affronti questioni come l’etica dell’AI, la privacy e la sicurezza, l’impatto sull’occupazione e la necessità di una regolamentazione globale. Si prevede anche che esorti i leader mondiali a lavorare insieme per garantire che l’AI sia utilizzata in modo responsabile e per il bene comune.

Ma Papa Francesco non si fermerà qui. Come leader spirituale, è anche profondamente interessato all’impatto dell’AI sulla dignità umana e sul nostro senso di identità. In un mondo in cui le macchine diventano sempre più intelligenti, cosa significa essere umani? Come possiamo garantire che l’AI non eroda la nostra umanità e i nostri valori fondamentali?

Queste sono domande difficili, ma Papa Francesco non ha paura di affrontarle. In passato, ha esortato i leader tecnologici a considerare l’impatto etico delle loro innovazioni e ha chiesto una “rivoluzione etica” nella tecnologia. Quando parlerà al G7 sull’AI, ci si aspetta che faccia lo stesso.

In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, Papa Francesco è una voce profetica che ci ricorda che la tecnologia non è un fine in sé, ma uno strumento per il bene comune. Ci si aspetta che sfidi i leader mondiali a pensare in modo critico sull’impatto dell’AI sulla società e a lavorare insieme per garantire che questa tecnologia sia utilizzata in modo responsabile e per il bene di tutti.