Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

IA, siamo vicini a una democrazia computazionale?

La democrazia e le tecnologie informatiche hanno una relazione complessa e in continua evoluzione. Le tecnologie informatiche, in particolare Internet e le piattaforme digitali, hanno la potenzialità di rendere la partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche più efficace e inclusiva. Questo è stato particolarmente evidente nel primo decennio del secolo, quando c’era una grande speranza che il digitale connesso potesse essere lo spazio in cui la democrazia liberale si sarebbe diffusa e rafforzata.

Tuttavia, la fine del secondo decennio ha portato con sé nuove preoccupazioni. Mentre le tecnologie digitali e computazionali continuano a evolversi a un ritmo senza precedenti, stiamo iniziando a vedere come possono essere sfruttate per minare i principi democratici. La disinformazione, le fake news, la manipolazione delle elezioni e la violazione della privacy sono solo alcune delle sfide che stiamo affrontando nello spazio digitale-computazionale.

Paolo Benanti, professore straordinario della facoltà di Teologia presso la Pontificia università gregoriana e presidente della Commissione AI per l’informazione, ha analizzato questi problemi :

La democrazia sfrutta le potenzialità delle tecnologie informatiche per rendere più efficace e inclusiva la partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche. Se il primo decennio del secolo ci ha fatto sperare che il digitale connesso fosse lo spazio dove si sarebbe diffusa e rafforzata la demorazia liberale, la fine del secondo decennio ci ha iniziato a far temere per il futuro nello spazio digitale-computazionale.

Paolo Benanti su formiche.net

Secondo Benanti, è fondamentale che i principi democratici guidino lo sviluppo e l’uso delle tecnologie informatiche.

Inoltre, è necessario un maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni relative all’uso delle tecnologie informatiche nella società.

Mentre le tecnologie informatiche hanno il potenziale per migliorare la democrazia, è fondamentale che siano guidate da principi democratici e che i cittadini siano coinvolti nelle decisioni su come queste tecnologie vengono utilizzate e ne siano pienamente consapevoli.

Analizzando le sue riflessioni mi vengono in mente 2 Teorie :

Teoria della democrazia digitale: Questa teoria esplora come le tecnologie digitali influenzino la partecipazione politica, la trasparenza e l’accessibilità alle istituzioni democratiche.

Teoria della sovranità digitale: Questa teoria affronta questioni di controllo e autonomia nelle infrastrutture digitali e nell’accesso ai dati, considerando l’interdipendenza tra nazioni e la questione della governance globale dell’Internet.

In sostanza, le 2 teorie indicano che l’avvento delle tecnologie digitali hanno trasformato radicalmente il modo in cui i cittadini partecipano alla vita pubblica e alla democrazia.

Il termine “computazionale” si riferisce al fatto che il processo di cittadinanza e partecipazione democratica avviene sempre più attraverso piattaforme digitali e sistemi informatici.

In altre parole, poiché sempre più aspetti della nostra vita quotidiana sono mediati attraverso dispositivi digitali e piattaforme online, la partecipazione alla democrazia avviene anche attraverso questi canali.

Il concetto espresso da Benanti a mia modesta opinione interpretativa riflette una preoccupazione profonda riguardante il potere crescente delle tecnologie dell’intelligenza artificiale (IA) e la loro interazione con la democrazia.

Si evidenzia come i servizi basati sull’IA stiano offuscando i confini tra il potere computazionale personale (Edge-Mobile) e quello centralizzato nel cloud (Continuum). Ciò si verifica poiché sempre più processi e funzionalità vengono spostati online e gestiti da server remoti, con conseguente perdita di trasparenza riguardo a ciò che avviene effettivamente all’interno dei nostri dispositivi.

Questa perdita di trasparenza ha implicazioni significative per la democrazia, poiché il controllo e l’autonomia delle persone sulle proprie azioni e sulle informazioni personali possono essere compromessi.

La centralizzazione del potere computazionale personale nei server cloud può quindi portare a una centralizzazione del potere stesso, poiché le decisioni riguardanti la gestione e l’elaborazione dei dati possono essere prese da entità centralizzate che controllano tali server.

In questo contesto, si pone la domanda critica su come rendere democratico il potere centralizzato associato all’IA e al cloud computing.

Questo implica la necessità di sviluppare meccanismi e strumenti che consentano una partecipazione inclusiva e responsabile dei cittadini nella definizione delle politiche e delle pratiche relative all’utilizzo dell’IA.

È fondamentale garantire che le decisioni riguardanti l’IA siano prese in modo trasparente e responsabile, tenendo conto dei valori democratici come la partecipazione, l’equità e la tutela dei diritti individuali.

Allo stesso tempo, è cruciale evitare che la democrazia computazionale si trasformi in un’oligarchia del cloud, dove il potere decisionale è concentrato nelle mani di poche entità dominanti nel settore tecnologico.

Ciò richiede un’attenzione particolare alla regolamentazione e alla supervisione delle aziende tecnologiche, così come la promozione di un’innovazione etica che tenga conto degli impatti sociali e politici delle tecnologie dell’IA.

Affrontare queste sfide richiede un impegno collettivo per garantire che l’evoluzione dell’IA e del cloud computing avvenga nel rispetto dei principi democratici e nell’interesse del benessere pubblico, piuttosto che nel perseguimento del potere concentrato e dell’oligarchia digitale.

Solo così possiamo sperare di navigare con successo nel futuro digitale-computazionale.

Interessante citare a mio avviso il rapporto “Setting Democratic Ground Rules for AI: Civil Society Strategies” edatto da Beth Kerley dell’International Forum for Democratic Studies,. Questi analizza le priorità, le sfide e le promettenti strategie della società civile per promuovere approcci democratici alla governance dell’intelligenza artificiale (IA).

Esamina gli ostacoli – dai racconti fuorvianti all’opacità del governo : La presenza diffusa di narrazioni fuorvianti o manipolate riguardo all’IA può ostacolare una comprensione accurata e consapevole dei suoi impatti sulla democrazia, la disinformazione può influenzare le percezioni pubbliche e impedire un dibattito informato sui modi per garantire un uso democratico e responsabile dell’IA,

le lacune nell’expertise tecnica – che ostacolano l’impegno democratico sulla governance dell’IA ,

la mancanza di comprensione approfondita delle implicazioni tecnologiche dell’IA da parte dei decisori politici, dei funzionari pubblici e del pubblico in generale può ostacolare la formulazione di politiche e regolamentazioni efficaci. Le lacune nell’expertise tecnica possono portare a decisioni errate o inefficaci che non tengono conto delle sfide e delle opportunità specifiche dell’IA,

l’opacità dei governi e delle aziende, l’assenza di trasparenza da parte dei governi e delle aziende riguardo alla formulazione e all’implementazione delle politiche sull’IA può rendere difficile per i cittadini valutare e influenzare il processo decisionale e esplora come un nuovo pensiero, nuove istituzioni e nuove collaborazioni possano meglio equipaggiare le società per stabilire regole democratiche per le tecnologie dell’IA.

Il rapporto sottolinea che con i recenti progressi nello sviluppo dell’IA, stiamo vivendo un cambiamento sismico nel bilancio di potere tra le persone e i governi, che pone nuove sfide ai principi democratici come la privacy, la trasparenza e la non discriminazione e inclusione.

Sappiamo che l’IA plasmerà il mondo politico in cui viviamo, ma come possiamo garantire che le norme e la “governance” delle istituzioni democratiche plasmino la traiettoria dell’IA.

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  1. Luigi Alker

    L’epicrisi sviluppata da Dina sulle ipotesi di governo della IA proposte da Paolo Benati nel suo articolo “IA, siamo vicini a una democrazia computazionale?” approfondisce i termini annosi (direi millenari) sulla questione del Buon Governo.
    Prendiamo a modello l’affresco Allegoria del Buon Governo dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Salone della Pace del Palazzo Pubblico di Siena, realizzato tra il 1338 e il 1339.
    Senza scendere nei dettagli interpretativi della simbologia e delle interpretazioni su cui la storia e la critica dell’arte s’è già trovata a esprimersi con grandissima giustezza e puntualità, ciò che ci troviamo a indagare è il significato del progetto svanito di noi esseri umani: capaci di pensare e rappresentare cose così alte eppure, allo stesso tempo, stando alla piega (piaga) che il mondo ha decisamente intrapreso, di precipitare così in basso disattendendo le nostre stesse ambizioni e aspettative proiettate sulla specie a cui apparteniamo.
    Lorenzetti, come una indiscutibile ricetta perfetta, ha collocato tutti gli ingredienti possibili per un sistema umano virtuoso come il buon funzionamento della società.
    Il tono e lo scenario dei registi compositivi e delle visioni possibili dell’affresco risultano come un monito rispetto alle conseguenze che una cattiva condotta della cosa pubblica potrebbe avere sulle nostre vite. Per questo motivo il dipinto è un gigantesco prospetto di successi e fallimenti, di gioie e di dolori, di riuscite e cadute, di ipotesi di rinascimento e di precipitazioni nel buio, che si srotolano su moltissimi metri quadri a parete con, dietro le quinte, una società che c’è, che esiste, che fa ciò per cui le società sono nate e si sono sviluppate: stare al mondo.
    Sappiamo poi che tale monito è servito a poco. L’Uomo è cresciuto e si è evoluto al pari di sequele di nefandezze planetarie commesse da quello stesso Uomo.
    Oggi con l’IA ci troviamo di fronte all’ennesima tappa evolutiva. Scrive, a mio avviso giustamente, Dina: “Mentre le tecnologie informatiche hanno il potenziale per migliorare la democrazia, è fondamentale che siano guidate da principi democratici e che i cittadini siano coinvolti nelle decisioni su come queste tecnologie vengono utilizzate e ne siano pienamente consapevoli. Analizzando le sue riflessioni mi vengono in mente 2 Teorie : 1) Teoria della democrazia digitale: questa teoria esplora come le tecnologie digitali influenzino la partecipazione politica, la trasparenza e l’accessibilità alle istituzioni democratiche. 2) Teoria della sovranità digitale: questa teoria affronta questioni di controllo e autonomia nelle infrastrutture digitali e nell’accesso ai dati, considerando l’interdipendenza tra nazioni e la questione della governance globale dell’Internet.” Quando nel 1938 fu scoperta la fissione nucleare ecc. ecc. ecc. si pensò ad un futuro più sereno con una ricchezza infinita di energia a disposizione. Nessuno poteva immaginare che a distanza di poco meno di cento anni abbiamo ottenuto: uso prevalente dell’energia nucleare come forza distruttrice; produzione di energia insicura e difficoltà nella gestione delle scorie; scarsa attenzione della popolazione mondiale ad uno sviluppo corretto e sicuro dell’energia nucleare. Perché? Metto in discussione la risposta con una mia ipotesi. Perché una oligarchia di potere ha usurpato questa forza per cercare di governare il pianeta con il terrore della guerra nucleare, controllandone la gestione, la cattiva e la buona informazione ed impedendo di fatto la crescita positiva della conoscenza della fissione nucleare a beneficio dell’umanità. L’IA è la prossima occasione per scatenare la corsa ad un nuovo Santo Graal?

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