META sotto accusa: rivelazioni scioccanti dalle carte giudiziarie su come protegge (o no) i più giovani

Negli ultimi giorni una valanga di documenti giudiziari appena resi pubblici ha colpito Meta con accuse tanto pesanti quanto imbarazzanti per un gigante della tecnologia. I querelanti, in una causa multidistrettuale, sostengono che l’azienda abbia a lungo ignorato segnali interni di pericolo, sacrificando la sicurezza dei minori sull’altare della crescita. Dietro l’immagine patinata di Instagram come spazio creativo si nasconderebbe, secondo le denunce, un ecosistema pericoloso regolato da scelte sistematiche che privilegiano l’engagement rispetto alla protezione.

Il concept note britannico su decision-making in human-machine teaming

Partiamo dal documento UK intitolato “Decision-making: how do human-machine teamed decision-makers, make decisions?” (Concept Information Note 4), pubblicato su GOV.UK a maggio 2024. (vedi GOV.UK Assets)

Nell’ambito della difesa e della sicurezza, la quantità di dati “da processare” è ormai un oceano. I comandanti umani non possono cognitivamente sostenere tutto: ecco l’alleanza macchina-uomo, dove l’IA gestisce l’analisi massiva e il pattern recognition, e l’umano fornisce contesto, esperienza, intuizione, giudizio morale. Il documento parla di “teaming”, non solo automazione: non è che la macchina fa tutto e l’umano sta a guardare, ma una collaborazione strutturata.

Sicurezza Crypto e fine dell’era de minimis nel commercio digitale

Sembra quasi una barzelletta nera da raccontare a un summit sull’innovazione, ma il tema della sicurezza crypto continua a manifestarsi nella sua forma più brutale proprio quando gli investitori pensano di aver ormai compreso tutto ciò che c’è da sapere. La vicenda dell’investitore derubato a Mission Dolores parla a chiunque abbia creduto che la finanza digitale potesse emanciparsi definitivamente dalla fragilità della vita fisica. Chiunque abbia considerato la velocità delle transazioni come un vantaggio strutturale scopre invece il prezzo nascosto di tanta efficienza. L’incidente diventa un simbolo perfetto del fragile equilibrio tra comodità assoluta e vulnerabilità totale, un equilibrio che chi opera nella sicurezza crypto conosce bene ma che la maggior parte degli utenti continua ostinatamente a ignorare.

Google nested learning e la nuova era degli agenti intelligenti

Parlare oggi di Nested Learning significa toccare un nervo scoperto dell’intera industria dell’IA, perché mette in gioco la promessa che tutti rincorrono e che nessuno ha ancora mantenuto davvero: superare il limite strutturale del catastrophic forgetting. Chi si occupa di modelli linguistici sa bene quanto sia frustrante vedere sistemi da miliardi di parametri funzionare come studenti brillanti incapaci di ricordare la lezione precedente. La ricerca di Google, con il framework HOPE, irrompe in questo scenario come un intruso elegante che non chiede permesso e ridisegna l’impianto teorico con una semplicità disarmante. Molti non hanno ancora compreso la portata della cosa, forse perché abituati ad aspettarsi rivoluzioni soltanto quando accompagnate da conferenze patinate e fuochi d’artificio. Qui invece la rivoluzione è silenziosa, chirurgica, volutamente destrutturata, ed è proprio questo che la rende pericolosamente affascinante per chi studia il futuro degli agenti autonomi.

The Human AI alignment problem: perché dobbiamo riallineare noi stessi prima di pretendere di riallineare le macchine

Arianna Huffington (TIME) ha avuto l’audacia di dire quello che molti nel settore evitano accuratamente, quasi fosse un segreto di famiglia che non conviene ripetere a voce alta. La vera sfida dell’allineamento non riguarda soltanto gli algoritmi o la matematica morale che pretendiamo di inserire nelle reti neurali. La questione brucia molto più vicino alla pelle. Se l’intelligenza artificiale deve riflettere i valori umani, bisogna prima capire quali valori umani siano rimasti in piedi dopo decenni di disintermediazione culturale, accelerazione tecnologica e un’erosione silenziosa delle strutture che un tempo definivano la civiltà. Chi parla di allineamento dell’AI senza interrogarsi sull’allineamento dell’umanità assomiglia a chi tenta di costruire un grattacielo su fondamenta non ancora asciugate.

Italia all’attacco: l’antitrust (AGCM) allarga l’inchiesta su Meta e l’AI nascosta in WhatsApp

In un contesto tecnologico in cui la concorrenza sul terreno dell’intelligenza artificiale non è più un’opzione ma un campo di battaglia strategico, l’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) italiana ha deciso di fare sul serio. Mercoledì ha annunciato l’ampliamento dell’indagine su Meta Platforms per presunto abuso di posizione dominante: questa volta, nel mirino ci sono le nuove condizioni di WhatsApp Business Solution e le funzionalità AI che Meta sta integrando nell’app di messaggistica.

Come la politica americana riscrive la sicurezza digitale nell’era delle frodi sintetiche

Attaccano senza colpo ferire mentre la politica si accorge di essere diventata il bersaglio perfetto delle frodi AI, un terreno dove la creatività criminale corre più veloce dei comitati legislativi. Il Congresso statunitense scuote finalmente l’albero della regolamentazione con l’AI Fraud Deterrence Act, un segnale che non nasce da un improvviso slancio illuminato ma da un’umiliazione pubblica a base di deepfake vocali che hanno messo in imbarazzo alcuni dei più alti funzionari di Washington. La keyword che domina questo scenario è frodi AI, affiancata da concetti come impersonazione digitale e sicurezza nazionale. Non si tratta di moda tecnologica, bensì della linea di frattura dove si giocherà il potere politico nei prossimi anni.

L’ambizione verde? di xAI

L’idea di xAI di dedicare 88 acri a un impianto solare adiacente al data center Colossus non è solo un gesto simbolico di ecosostenibilità: secondo i piani annunciati, la centrale fotovoltaica genererebbe circa 30 megawatt, ossia sufficienti a coprire solo il 10% del fabbisogno energetico stimato per la struttura. È una quantità modesta rispetto al consumo di una super-computer farm che addestra modelli di IA su larga scala, ma non va sottovalutata: è un primo passo, o almeno la parte più visibile di una narrazione verde che Musk e il suo team possono sbandierare.

Il cervello di Ilya Sutskever e la fine dell’era dello scaling

A volte basta una frase per incrinare la certezza collettiva che l’intelligenza artificiale sia solo una questione di più dati, più GPU, più capitali. Quando Ilya Sutskever osserva che lo scaling da solo non ci porterà all’AGI, il rumore di fondo dell’industria si zittisce per un istante, perché pochi hanno la lucidità di riconoscere che la traiettoria dell’AI non è un’autostrada infinita ma un sentiero che a un certo punto cambia forma e pendenza. Chi lavora nel settore lo percepisce quasi fisicamente, come una variazione di pressione nell’aria che preannuncia un cambio di paradigma. Questa osservazione ha un peso scientifico e insieme un retrogusto ironico, come se Sutskever avesse scelto il momento perfetto per ricordare al mondo che la corsa all’AGI non è un concorso di body building per modelli neurali.

Cyber Warfare non può superare le leggi di guerra

La guerra informatica ha sviluppato un fascino ambiguo, quasi romantico, per chi immagina il futuro dei conflitti come una distesa di bit che sostituisce le bombe. Succede sempre quando una tecnologia appare nuova, veloce, seducente. Qualcuno, con l’entusiasmo di chi scambia l’adrenalina per strategia, propone che gli stati occidentali adottino quello che definisce un approccio responsabilmente irresponsabile, una formula che farebbe sorridere persino un consigliere politico di basso livello. L’idea è che imitare le tattiche più aggressive osservate in Ucraina, incluse campagne offensive senza troppe remore, renda la guerra digitale finalmente efficace. Il problema è che questa teoria si basa su una lettura superficiale del diritto internazionale umanitario, su un eccesso di fiducia nella potenza del cyberspazio e su un’impressione distorta di ciò che davvero accade quando i conflitti diventano lunghi, ad alta intensità e fortemente distribuiti.

Stock market information for NVIDIA Corp (NVDA)

Nvidia annuncerà che investirà miliardi di dollari in Meta Platforms, in cambio dell'impegno di Meta a continuare a utilizzare i chip AI di Nvidia.

Google nega l’uso delle email per addestrare Gemini AI

A volte basta una scintilla per incendiare un intero ecosistema digitale. Google ha scoperto sulla propria pelle quanto velocemente un sospetto possa trasformarsi in un rogo mediatico, soprattutto quando tocca il territorio più sacro della modernità: la privacy personale dentro una casella di posta elettronica. L’episodio scatenato dall’allarme lanciato da Malwarebytes e poi rapidamente smentito ha mostrato come il confine tra percezione e realtà sia diventato sottilissimo nell’era della Generative AI. Chiunque lavori nel settore sa che quando si parla di modelli come Gemini, il pubblico tende a immaginare un’entità onnivora che divora email, foto, contratti e magari pure le ricette della nonna. La verità, come spesso accade, è più sfumata e molto meno cinematografica.

AI for military decision making: lettura critica del paper CSET e ciò che davvero implica per il comando moderno

AI for military decision making non è lo slogan con cui si riempiono le slide nelle conferenze, è il nuovo terreno dove si misura la lucidità di un comando che deve orientarsi in un ambiente informativo sempre più caotico. Qui l’IA non pretende di fare la guerra al posto degli umani, ma entra come forza silenziosa che riorganizza segnali, scova pattern e costringe le strutture militari a guardarsi allo specchio. Il tema non è la spettacolarità tecnologica ma la capacità di trasformare flussi di dati incoerenti in intuizioni operative, con una naturalezza che mette a disagio chi è abituato a decidere solo sulla base dell’esperienza. La vera rivoluzione non sta nell’autonomia delle macchine ma nella pressione che queste esercitano sul processo decisionale umano, accelerandolo, amplificandolo e a volte smascherandone le debolezze.

Accordo WMG Suno e la nuova geografia del potere nella musica generativa

Accade raramente che un settore abituato a proteggere i propri confini come un vecchio impero medievale improvvisamente apra i cancelli e inviti gli innovatori a entrare. Accade ancora più raramente che lo faccia con un sorriso. L’accordo tra Warner Music Group e Suno somiglia a quei momenti storici in cui un equilibrio si spezza e un altro prende forma sotto gli occhi di chi ha l’attenzione per coglierlo. L’industria musicale sta smettendo di combattere l’intelligenza artificiale come un invasore e inizia a usarla come leva strategica. Una volta che un colosso come WMG parla di nuove frontiere nella creazione e nell’interazione musicale, il messaggio è chiaro. Non si torna indietro.

Elon Musk, Grok 5 e la corsa all’AGI che potrebbe ridisegnare il potere tecnologico globale

Artificial general intelligence è tornata a dominare il dibattito come un mantra che affascina gli investitori e inquieta più di un regolatore, soprattutto quando Elon Musk decide di dichiarare che il suo prossimo modello Grok 5 avrebbe un dieci percento di probabilità di raggiungere l’obiettivo che definisce il Santo Graal dell’intelligenza artificiale. La frase è stata pronunciata con la consueta noncuranza quasi teatrale di Musk, quella capacità di lanciare previsioni cosmiche con lo stesso tono con cui altri discutono del traffico. La verità, però, è che dietro questa dichiarazione c’è molto di più del solito spirito provocatorio. C’è la costruzione di un ecosistema che unisce X, xAI e Tesla in una strategia di potere tecnologico che ruota attorno alla parola chiave AGI, mentre le keyword semantiche come Grok 5 e modelli multimodali diventano gli ingranaggi di un racconto che non concede spazio alla timidezza.

Claude Opus 4.5 ridefinisce l’automazione del lavoro da scrivania

Subito un fatto: Opus 4.5 non è una semplice versione incrementale. È il tentativo dichiarato di ripensare cosa significhi “fare lavoro d’ufficio” nel 2025. Anthropic la chiama “il miglior modello al mondo per coding, agenti e uso del computer”. Il tono non è iperbole da marketing, ma rivendicazione di leadership tecnica con risultati benchmark a sostegno.

Ordine esecutivo sull’intelligenza artificiale e la nuova geografia del potere a Washington

Il battito irregolare di Washington a volte anticipa tempeste che non si vedono sui radar. Mercoledì, nei corridoi dove si muovono funzionari insonni e avvocati pronti a impugnare qualsiasi comma, era comparsa una voce così ingombrante da diventare immediatamente protagonista: un presunto ordine esecutivo che avrebbe ridisegnato la mappa del potere sull’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, sottraendo alle leggi statali ogni margine di manovra. Una mossa che avrebbe accentrato tutto a livello federale, con un tempismo che aveva il sapore di un colpo di scena in un thriller politico. La bozza trapelata era stata letta con la stessa attenzione con cui i mercati decifrano le note criptiche della Federal Reserve. Ogni riga sembrava disegnata per scatenare una guerra di competenze e di ideologie, mentre ciò che non compariva, forse, pesava ancora di più di ciò che era scritto.

Dossier: AI per decisioni militari

AI augmented decision-making systems and tools for military operations

La diffusione rapida dei modelli di intelligenza artificiale non è più una promessa futuribile ma una realtà che entra, pezzo dopo pezzo, nei processi decisionali della difesa. In questo dossier l’obiettivo è pragmatico: tenere insieme solo ciò che ha una traccia riproducibile, benchmark pubblici o documenti ufficiali rilasciati da laboratori e vendor principali. Il focus principale è AI per decisioni militari.

Chip War: The Fight for the World’s Most Critical Technology

In un mondo in cui i semiconduttori sono diventati la valuta più importante della geopolitica moderna, chi controlla i wafer controlla l’economia globale. Non stiamo parlando di gadget o consumabili industriali, ma della leva strategica che definisce la supremazia militare e commerciale. La catena di approvvigionamento chip non è mai stata neutrale; è un’arena di conflitto silenziosa dove ogni transistor può determinare la vittoria o la sconfitta di nazioni intere.

L’energia come arma nascosta e la nuova geoeconomia globale

Per decenni, il mondo ha vissuto nell’illusione che l’energia fosse solo un bene da consumare, un flusso affidabile da acquistare e utilizzare senza pensieri. Il passato insegna che non è mai stato così. Dal blocco petrolifero britannico alla Germania post-prima guerra mondiale fino ai giacimenti caucasici che decretarono la disfatta di Hitler, controllare petrolio e gas ha sempre significato potere assoluto. Chi possedeva risorse energetiche poteva influenzare eserciti, economie e diplomazie. Chi non le possedeva, dipendeva dai mercati e dalla fortuna, esposto a shock devastanti. L’embargo arabo del 1973 rimane scolpito nella memoria collettiva: aumenti del 300 percento dei prezzi, auto in fila chilometri e una lezione chiara sulla vulnerabilità degli Stati e dei consumatori.

Thanksgiving e il curioso trionfo del cousin walk cannabis

Il cousin walk cannabis è diventato la cartina di tornasole del modo in cui l’America moderna gestisce le proprie tensioni familiari, il proprio appetito e la propria ipocrisia sociale. In fondo è quasi poetico che un gesto nato come scusa per prendere una boccata d’aria prima del tacchino sia diventato una tradizione nazionale travestita da passeggiata salutista. Chi lo pratica racconta che tutto nasce come un alibi innocente, un’uscita rapida per controllare il cane o per chiamare un amico, poi qualcuno tira fuori una penna al THC e d’improvviso la cena appare molto più promettente. Succede in silenzio, tra sguardi d’intesa e quell’aria da rito iniziatico che ammicca alle trasformazioni culturali del Paese.

Il 24 novembre arriva la Genesis Mission che riscrive le regole della ricerca

Il 24 novembre il Presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo che lancia una vera e propria rivoluzione scientifica: la Genesis Mission (sì, non Gemini ma la gravità strategica resta). L’obiettivo dichiarato è ambizioso e spavaldo: costruire una piattaforma integrata per usare i vasti dataset scientifici federali e scatenare l’IA nella ricerca, automatizzando esperimenti, accelerando la scoperta, testando ipotesi con agenti intelligenti. È il tipo di mossa che solo un leader tecnologico con la visione di un CEO audace o uno stratega geopolitico con una penna rossa potrebbe osare.

Claude Opus 4.5 è andato giù, The AI labs never sleep

Certe settimane nel mondo dell’intelligenza artificiale sembrano uscite da un romanzo di Le Carré con acceleratori di particelle al posto delle spie. La vigilia del Ringraziamento negli Stati Uniti appartiene ufficialmente a questa categoria. Google ha lanciato Gemini 3 con l’entusiasmo tipico da Silicon Valley, OpenAI ha aggiornato i suoi modelli agentici per il coding, e Anthropic ha calato sul tavolo Claude Opus 4.5, definito come il migliore al mondo per programmazione, agenti e interazione avanzata con il computer. La dichiarazione ha il tono di un ultimatum mascherato da nota stampa, perché suggerisce senza troppi giri di parole che le ambizioni di Gemini 3 potrebbero già essere state superate in alcune categorie di valutazione del coding. La cosa divertente è che il pubblico più nerd, quello che si accalca su piattaforme come LMArena per confrontare i modelli come se fossero bolidi da Formula 1, non ha ancora avuto il tempo di farlo salire in classifica. Il mondo corre ma gli algoritmi, a quanto pare, corrono più veloci degli umani che dovrebbero giudicarli.

Google e la crisi di scala nell’intelligenza artificiale

Google si ritrova a fare i conti con una verità che nessun colosso tecnologico ammette volentieri quando parla ai mercati. La macchina che ha costruito, una creatura fatta di algoritmi, data center, chip dedicati e aspettative infinite, sta crescendo più velocemente della capacità stessa dell’azienda di sostenerla. La chiamano crisi di scala, un termine che sembra innocuo, quasi tecnico, ma che allo stato attuale descrive uno dei momenti più delicati nella storia dell’infrastruttura digitale moderna. La keyword crisi di scala Google sintetizza perfettamente un fenomeno in cui l’ambizione supera la fisica, dove la domanda di servizi intelligenti corre a una velocità tale che persino un gigante abituato a riscrivere il futuro fatica a reggere il ritmo.

Amazon Web Services: re:invent 2025 punta sull’AI e sui chip Trainium3

Preparatevi: Amazon Web Services (AWS) ci porta direttamente al cuore della corsa all’intelligenza artificiale al suo evento annuale re:Invent 2025, in programma dal 1 al 5 dicembre a Las Vegas. Gli occhi degli investitori e degli strateghi della tecnologia sono puntati su due keyword: chip Trainium3 e modelli Nova / API (LLM) — in un dualismo che mette AWS alla prova nei confronti di Google (con i suoi TPU e la serie Gemini) e nel contempo rafforza l’alleanza cruciale con OpenAI.

ChatGPT shopping research e il nuovo paradigma della scoperta prodotti

Impressiona sempre quando un cambiamento annunciato come “piccolo aggiornamento” si rivela in realtà una mutazione genetica dell’interazione uomo macchina. Accade ora con la nuova funzione di shopping research integrata in ChatGPT, un laboratorio di conversazione applicato alla ricerca prodotti che riscrive le regole della scoperta commerciale digitale e riorganizza le aspettative degli utenti. Sembra quasi un gioco, ma dietro quel gioco c è un motore che unisce preferenze, contesto, analisi comparativa e una capacità sorprendente di estrarre senso da cataloghi sterminati. Chi ha passato anni a ottimizzare funnel e-commerce scoprirà presto che questa funzione ha l intenzione molto concreta di riposizionare la ricerca e la valutazione dei prodotti nel cuore dell esperienza conversazionale. La keyword da tenere bene a mente è shopping research, mentre le keyword semantiche che si intrecciano in questa trasformazione sono product discovery, conversational commerce e personalizzazione dinamica.

Claude Opus 4.5 e la corsa al primato nell’intelligenza artificiale avanzata

Arriva il momento nel mercato tecnologico in cui la quiete apparente si spezza all’improvviso, lasciando emergere una nuova ondata di innovazione che costringe tutti a ricalcolare le proprie certezze. Claude Opus 4.5 di Anthropic si è presentato proprio così, con la sfrontatezza di chi non teme il confronto e con l’ambizione dichiarata di dominare il territorio della AI agentica e dei modelli linguistici avanzati. La narrazione ufficiale parla di un modello capace di portare la produttività a un nuovo livello, soprattutto in ambiti come il coding, l’automazione intelligente e l’uso diretto del computer. La cosa interessante non è tanto la promessa, ma il modo in cui questa promessa arriva nel momento più competitivo che l’intelligenza artificiale abbia mai vissuto.

OpenAI ridefinisce il team di ingegneria nell’era degli agenti

Sembra quasi comico che dopo anni a discutere di metodologie, cicli di sviluppo e framework salvifici, oggi ci ritroviamo davanti a un paradosso volutamente provocatorio. La software factory tradizionale non è più il centro del mondo digitale. La novità è che il ciclo di sviluppo stesso diventa eseguibile da agenti intelligenti, lasciando agli umani il ruolo più raro e prezioso. Decidere. Interpretare. Dare senso. È un ribaltamento che ricorda quelle frasi caustiche dei vecchi editori finanziari, quando avvertivano che la tecnologia non toglie lavoro ma scoperchia inefficienze imbarazzanti.

U.S. il nuovo teatro geopolitico dell’intelligenza artificiale

La parola che domina la scena è semplice solo in apparenza: regolamentazione. Chi segue il gioco di potere attorno all’intelligenza artificiale capisce subito che non è una faccenda di principi astratti. È una guerra fredda di nuova generazione. Le mosse della Casa Bianca, le tensioni sui chip avanzati e l’espansione silenziosa delle piattaforme autonome raccontano un’epoca in cui l’informazione è potere, ma la potenza computazionale è qualcosa di molto più vicino alla sovranità. Titv di The Information, con il suo taglio affilato e la sua ossessione per i dettagli che svelano l’impalcatura nascosta della tecnologia globale, offre una lente perfetta per decifrare ciò che sta succedendo.

U.S. awards espande il contratto Per AI driven swarm attack drones

La corsa globale ai droni armati entra in una nuova fase che profuma di inevitabile trasformazione strategica, e il recente contratto assegnato dal Dipartimento della Difesa statunitense a XTEND rappresenta un indizio fin troppo esplicito. La keyword droni swarm sta diventando il nuovo mantra della dottrina militare americana, con l’intelligenza artificiale applicata che spinge verso una capacità di attacco modulare, autonoma e potenzialmente replicabile su scala industriale. La scena che si delinea è quella di un campo di battaglia dove il costo marginale della potenza di fuoco precipita, mentre la complessità tecnologica cresce in silenzio sotto l’effetto combinato di software, sensori, produzione distribuita e logiche di interoperabilità. L’America ha capito che il futuro della supremazia militare non passa più solo per portaerei e bombardieri, ma per sciami di micro piattaforme intelligenti capaci di saturare, confondere e colpire con precisione chirurgica.

Il sogno veloce di gloria accademica trasformato in una truffa high-tech

Aidan Toner-Rodgers, dottorando di 27 anni al MIT, sembrava l’emblema del ricercatore perfetto: giovane, brillante, con una visione futurista di come l’intelligenza artificiale potesse accelerare la scoperta scientifica. Il suo studio, pubblicato su arXiv con il titolo “Artificial Intelligence, Scientific Discovery, and Product Innovation”, sosteneva che un laboratorio di materiali scientifici aveva registrato un aumento del 44 % nelle nuove scoperte, un +39 % nei brevetti e +17 % in innovazione di prodotto grazie a un sistema AI.

META punta al trading elettrico per alimentare la sua fame di energia

Meta ha deciso che aspettare non è più un’opzione. La fame energetica dell’intelligenza artificiale si sta trasformando in un paradosso industriale in cui i data center crescono più velocemente della capacità del sistema elettrico. Meta vuole quindi entrare nel trading elettrico per spingere la costruzione di nuovi impianti e garantirsi quella che ormai è la vera valuta del potere digitale: megawatt stabili e prevedibili. La mossa appare come un segnale piuttosto chiaro al mercato dell’energia, quasi un “se non lo fate voi, lo facciamo noi”, una frase che alcuni sviluppatori di centrali leggono con una certa dose di sollievo.

Il rally azionario AI in Cina non è un miraggio ma una scomoda verità per i mercati occidentali

La narrativa che vorrebbe il rally azionario AI in Cina come l’ennesima illusione collettiva suona sempre più come un riflesso pavloviano di un Occidente abituato a confondere la propria tecnologia con il mondo intero. La realtà finanziaria mostra che la crescita trainata dall’intelligenza artificiale in Cina ha radici meno speculative e più industriali, un paradosso che dovrebbe suscitare imbarazzo in chi continua a evocare la parola “bolla” ogni volta che vede un grafico in salita. Una frase che, a quanto pare, fa tremare i polsi a chi si aspetta che solo la Silicon Valley possa permettersi il lusso della supremazia tecnologica.

No White Strawberries. e l’alfabeto nascosto della tecnologia contemporanea

La tentazione di liquidare l’intelligenza artificiale come l’ennesima mania del momento è comprensibile, quasi rassicurante per chi spera che la trasformazione digitale passi accanto senza disturbare. Chi osserva con un minimo di lucidità sa però che la metamorfosi in corso ha la delicatezza di un temporale tropicale. Arriva all’improvviso, sradica certezze, impone nuova topologia del potere. La parola chiave che governa questo scenario è intelligenza artificiale, affiancata da due concetti che ne amplificano gli effetti come camere di risonanza naturale, trasformazione digitale e cultura tecnologica. Sono questi i tre assi semanticamente più fertili per decifrare un mondo che si riscrive in tempo reale, spesso con una velocità che sfida la percezione stessa di continuità.

The Ellison play su Warner Bros Discovery: scommessa audace, ma quanto rischia Larry ?

Immagina il salotto degli Ellison a capodanno (o meglio, a Ringraziamento): da una parte il titolo Oracle che balla come su un campo da vela in burrasca, dall’altra il figlio David che sogna di mettere le mani su Warner Bros Discovery. Non è fantascienza aziendale: è il copione che Larry e David Ellison stanno recitando, e la posta in gioco è gigantesca non solo in dollari, ma anche in ambizione strategica.

Negli ultimi sei settimane Oracle non ha fatto sconti al mercato. Il prezzo delle azioni è precipitato, scalfendo parte del monte-ricchezza di Larry Ellison, il quale possiede circa il 41 % del capitale. Le oscillazioni non sono semplici numeri: dietro ci sono prestiti personali garantiti da azioni. In un documento ufficiale risulta che a metà settembre Ellison aveva impegnato 346 milioni di azioni Oracle come collaterale per indebitarsi e finanziare “impegni aziendali personali esterni”. Poco più di un anno prima aveva già impegnato 277 milioni di azioni, segno che il ricorso al leverage non è un vezzo, ma una strategia attiva.

Italia e la sfida dell’intelligenza artificiale sovrana

Un interessante editoriale del Prof. Roberto Navigli sull’Economia del Corriere della Sera ci racconta che a volte un Paese decide di sorprendere chi lo dava per irrimediabilmente dipendente dalle scelte altrui. L’ascesa dell’intelligenza artificiale italiana ricade esattamente in questa categoria, un gesto quasi impulsivo che sembra dire ai colossi americani e cinesi che il gioco non è a senso unico. La corsa a un modello linguistico nazionale ha il sapore di quelle imprese industriali che segnano un’epoca e rivelano qualcosa di più profondo riguardo a un’identità che non accetta di essere ospite nel futuro costruito da altri.

L’Australia dopo COP30: le rinnovabili bussano alla porta, ma il carbone va in pensione?

Reduce dal fervore di COP30 a Belém, dove promesse, impegni e qualche inevitabile selfie politico hanno riempito i corridoi senza che fosse possibile adottare alcuna road map concreta, questa volta a tornare al centro del dibattito climatico è l’Australia, con un messaggio sorprendentemente compatto da parte delle sue grandi compagnie energetiche: puntare sulle rinnovabili non è solo sostenibile, è l’unica mossa sensata per evitare bollette stellari e un crash energetico da manuale. E visto che metà del Paese ancora dipende da centrali a carbone anziane come un modem 56k, la questione è leggermente urgente.

Università e AI: la frontiera del pensiero creativo

L’intelligenza artificiale non è più un’ospite di passaggio nella nostra quotidianità. Tanto meno lo è nelle aule universitarie. È diventata, anzi, una coinquilina fissa, spesso invisibile e a volte anche ingombrante. Oggi qualsiasi studente può generare in pochi secondi una tesi decente, un codice funzionante o un’analisi statistica sofisticata. Il risultato è che si rischia di scambiare velocità per profondità e omogeneità per qualità. Ne parlavo proprio giorni fa all’interno dell’Accademia nella quale insegno digital marketing ai ragazzi del 2° anno, nati nel 2005. Il vero pericolo, cercavo di spiegare, non è la tecnologia in sé, ma la tentazione di usarla come scorciatoia per il pensiero: un conformismo digitale che premia l’output medio e mette in secondo piano la deviazione creativa dell’essere umano.

È in questo scenario che matura una riflessione urgente: le università devono smettere di essere semplici consumatrici di algoritmi e trasformarsi in laboratori di resistenza intellettuale. Devono insegnare non solo a usare l’AI, ma a metterla in discussione, a smontarla, a superarla. Solo così potremo evitare di ritrovarci con laureati perfettamente addestrati a ripetere il già noto, invece che a inventare il nuovo.

Da FAANG a MANGO: la frutta è cambiata, il potere pure

C’era un tempo in cui l’acronimo FAANG, Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google, era il passaporto linguistico del potere tecnologico, il simbolo stesso della Silicon Valley. Correvano gli anni nei quali i social media erano “rivoluzionari”, lo streaming uno sviluppo da piano industriale e l’innovazione si misurava in utenti, non in parametri di addestramento. Poi è arrivata l’intelligenza artificiale, e con lei un nuovo frutto dell’iperbole tecnologica: MANGO ovvero Microsoft, Anthropic, Nvidia, Google DeepMind e OpenAI. Stesso sapore di onnipotenza, ma una polpa tutta diversa.

Colonialismo digitale: l’editoria al tempo dell’AI

Quest’anno, il tema ufficiale della Fiera del Libro di Francoforte 2025, che si è svolta il mese scorso è stato “Ponti di libertà”. Ma a detta degli editori, quei ponti sembrano costruiti su fondamenta digitali un po’ instabili, mentre il traffico che ci scorre sopra è monopolizzato dai soliti colossi Usa, Google, Microsoft e Amazon in primis, assieme ai loro cugini cinesi.

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