Avete appena letto un titolo. Sembra una banalità, ma non lo è. Perché dentro quella sequenza di parole che ha il ritmo ipnotico di un trip psichedelico anni Novanta, ma la consistenza mutante dell’AI generativa c’è un condensato compresso di trent’anni di storia digitale.
Lì dentro, nel logo dell’evento, in quell’occhio che osserva e si lascia osservare, c’è Internet o forse sarebbe meglio dire la Rete, dal 1995 al 2025. Una narrazione visiva disordinata, volutamente confusa, che riflette perfettamente ciò che è diventato oggi il nostro mondo connesso: un’esplosione di dati, immagini, emozioni, indignazioni, euforia, angoscia.
NAM2025, tenutosi oggi a Roma, ha avuto il coraggio di mettere a fuoco proprio questa domanda torbida, centrale, quasi inconfessabile: dove sta andando Internet? Una questione che sa di vertigine, come guardare un’infrastruttura globale in preda a convulsioni da post-modernità accelerata.
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